‘Ringiovanire’ le ovaie per tentare di realizzare il sogno di una gravidanza, senza ricorrere alla fecondazione eterologa, quella che richiede l’uso di gameti esterni alla coppia. Una sorta di ‘ultimo tentativo’ prima dell’ovodonazione, soprattutto per le donne più avanti con gli anni, che viene effettuato in forma sperimentale e gratuita dalle cliniche Ivi e dall’Hospital La Fe di Valencia. Con i dati raccolti si sta portando avanti uno studio clinico che sarà pubblicato per documentare l’efficacia della tecnica.
“Sono tre in particolare – spiega all’Adnkronos Salute Daniela Galliano, direttrice del centro Ivi di Roma – le terapie più innovative allo studio: il trapianto di cellule staminali ovariche (Scot), la frammentazione ovarica per l’attivazione follicolare (Offa) e Augment, che mira proprio a ringiovanire gli ovuli”.
Gli ultimi dati ufficiali indicano che è in crescita il numero di donne italiane che ricorrono a trattamenti medici per poter avere un figlio: 54.000 (+77% in 7 anni) nel 2012. In aumento di ben il 168% invece le nascite ottenute a seguito di procreazione medicalmente assistita fra il 2005 e il 2012. E’ noto che il livello di fertilità femminile si riduce drasticamente e in modo più che lineare una volta superati i 30 anni di età, arrivando ad azzerarsi praticamente poco dopo i 40 anni. “E’ proprio attorno a questa età che le coppie devono ricorrere alla fecondazione eterologa per coronare il sogno di un figlio, ma prima c’è un tentativo che si può fare per aumentare la qualità degli ovociti della donna”, evidenzia Galliano.
Per le donne che vogliono essere madri e non riescono a farlo naturalmente “esistono trattamenti di fertilità assistita – sottolinea l’esperta – come la Fiv (fecondazione in vitro), che richiede la stimolazione delle ovaie con ormoni per ottenere ovuli. Tuttavia ci sono molte donne che a causa dell’età, della menopausa precoce o perché non riescono ad avere una risposta adeguata ai trattamenti ormonali non producono abbastanza ovociti per la fecondazione in vitro e hanno anche bassi tassi di gravidanza. Oggi non esiste una soluzione per la bassa risposta ovarica, anche se è un problema comune: da qui l’importanza della ricerca di nuovi trattamenti volti a ringiovanire le ovaie con l’obiettivo finale di rendere queste pazienti madri con i propri ovuli, vale a dire senza dover ricorrere alla donazione di ovociti”.
In cosa consistono le differenti opzioni terapeutiche? “L’obiettivo degli studi sul trapianto di cellule staminali ovariche (Scot) e sulla frammentazione ovarica per l’attivazione follicolare (Offa) – spiega la ginecologa – è quello di favorire la risposta ovarica al trattamento ormonale della Fiv incrementando la quantità dei follicoli mentreAugument vuole migliorare la qualità degli embrioni”.
L’attivazione follicolare nelle pazienti con bassa risposta ovarica attraverso la frammentazione del tessuto ovarico “consiste nel ‘preparare’ l’ovaio prima di realizzare un ciclo di Fiv. Per fare questo, si estrae un pezzo di corteccia ovarica mediante laparoscopia e si frammenta. La frammentazione favorisce la crescita dei follicoli (ovociti immaturi) che in circostanze normali sono ‘dormienti’ e così si ottimizza la riserva ovarica. In seguito, nello stesso atto chirurgico, si re-impiantano i frammenti di ovaio nella paziente. Il trapianto di cellule staminali comporta un procedimento di auto-trapianto di midollo osseo (ottenuto da cellule staminali madri del sangue periferico) per rigenerare l’ovaio ed è in grado di promuovere la crescita di follicoli che danno luogo alla formazione degli ovociti”.
C’è infine la tecnica chiamata ‘Augment’: “Gli embrioni generati a partire dagli ovuli di donne in età avanzata – spiega Galliano – oltre a presentare in percentuale molto elevata anomalie cromosomiche, presentano anche una qualità scarsa. Per migliorarla si realizza una microiniezione autologa dei mitocondri (che sono responsabili della generazione dell’energia richiesta dalle cellule) di cellule staminali madri ovariche nello stesso momento in cui viene fecondato l’ovulo”.
I mitocondri sono dunque “una sorta di ‘terzo attore’ al momento della fecondazione in vitro. Successivamente si possono impiegare tecniche di screening delle anomalie cromosomiche che all’Ivi vengono in ogni caso proposte anche associate a procedimenti standard come la Fiv”.
Ecco i risultati a oggi: 11 pazienti hanno realizzato il trapianto ‘Scot’, 6 di loro sono arrivate al ciclo di Fiv e due hanno raggiunto la gravidanza (una in forma spontanea) . Sono state trattate 4 pazienti con Offa e una di loro è rimasta incinta. Precedenti esperienze sviluppate in altri centri hanno invece portato a compimento 14 nascite di bambini sani con Augment. “Nei prossimi mesi avremo più dati a disposizione per pubblicare lo studio, per il quale stiamo offrendo gratuitamente questi trattamenti alle pazienti fino ai 42 anni di età”, conclude l’esperta.
Fonte: ADN Kronos Salute