Detersivi e allergie un binomio che affligge principalmente le casalinghe
In qualsiasi ambiente domestico, nascosti molte volte da confezioni rassicuranti, si annidano diverse categorie di prodotti potenzialmente irritanti: detersivi per superfici o stoviglie, detersivi da bucato a mano o in lavatrice, lucidi da scarpe, detergenti per mobili e molti altri prodotti similari.
Questi prodotti, possono contenere percentuali pericolosamente alte di metalli pesanti, come concentrazioni eccessive di sostanze acide o alcaline, che nel tempo possono causare fastidiose reazioni irritative, soprattutto alle casalinghe o alle persone impegnate nei lavori domestici.
A conferma di tutto ciò, in uno studio – condotto dal Gruppo Italiano di Ricerca sulle Dermatiti da Contatto e Ambientali (GIRDCA) della Societa’ Italiana di Dermatologia e Venereologia (SIDEV) – su circa 43.000 soggetti affetti da dermatite (www.lapelle.it/dermatologia/dermatiti_delle_casilinghe.htm), la categoria professionale delle casalinghe è risultata la più colpita, seguita da artigiani e lavoratori del settore edile, metalmeccanici, parrucchieri e personale sanitario.
Nella maggior parte dei casi l’irritazione, o la reazione allergica, causata da un agente chimico, è capace di indurre un danno cellulare della pelle. Per quanto riguarda la detergenza, va inoltre considerato il fatto che nei detersivi comuni esistono degli agenti chimici che difficilmente vengono eliminati nella fase del risciacquo. Questi residui chimici vengono infatti assorbiti dagli indumenti lavati, nonostante il risciacquo, per poi sprigionarsi a contatto con la pelle, soprattutto in situazioni di sudorazione. Il sudore innesca infatti una reazione chimica che, in un processo a catena, fa sì che gli irritanti residui chimici, nonché i metalli pesanti in essi contenuti, rimangano a contatto per ore con la pelle determinando una spiacevole sensazione di prurito e in molti casi vere e proprie dermatiti allergiche da contatto.
“L’effetto nocivo di molti detersivi comunemente in commercio”- spiega la Dott.ssa Adriana Ciuffreda, dermatologa milanese, specializzata in dermatologia pediatrica “si manifesta primariamente a danno di quella che può essere considerata la barriera della nostra pelle: il film idrolipidico. Quando non è più ben impermeabilizzata e adeguatamente protetta dal suo ‘scudo’ naturale, la pelle diventa più facilmente bersaglio degli agenti patogeni, tra i quali i metalli pesanti – come nickel, cobalto e cromo – contenuti proprio nei detersivi e in molti detergenti per la casa. In alcuni soggetti predisposti, quali ad esempio i ‘wet workers’, ossia coloro che svolgono la maggior parte dei lavori in condizioni di umidità, questa alterazione può provocare una dermatite da contatto, patologia che si manifesta nella maggior parte dei casi con rossore, desquamazione, prurito, micro vescicole ed erosioni. In ogni caso è consigliabile, non trascurando di avviare accertamenti più approfonditi, valutare con attenzione i prodotti che si utilizzano, facendosi, se possibile, consigliare da un dermatologo.”
Per iniziare è importante usare detersivi ipoallergenici sicuri
Per ovviare a questi fastidiosi problemi, un’azienda di Genova ha messo a punto una linea di detersivi, USE Ipoallergenici (www..use.it), formulati per detergere nel completo rispetto della pelle e della salute. La scelta di materie prime diverse da quelle normalmente impiegate dai grandi marchi, ha infatti permesso all’azienda di ottenere un formulato finale certificato – con Pach Test dall’Institute of Skin and Product Evaluation (I.S.P.E.) – come nickel tested, ipoallergenico e non irritante. Consapevole inoltre dei tantissimi casi di avvelenamento, per ingestione incauta, soprattutto da parte dei bambini, l’azienda ha da qualche hanno inserito nei prodotti una sostanza amarissima, priva di ingredienti nocivi, ma così sgradevole al gusto da rendere praticamente impossibile un’ingestione accidentale dei prodotti. Per questi motivi gli USE Ipoallergenici sono ormai indicati da molti dermatologi come prodotti sicuri per la detergenza domestica, da ogni punto di vista.
La linea comprende detersivi per il bucato a mano e in lavatrice, ammorbidenti, detersivi per piatti a mano e persino un detergente nutriente per i mobili e per il legno in genere.
Anche il Ministero della Salute lancia l’allarme: 60.000 richieste di assistenza all’anno
Il Ministero della Salute nel giugno 2002 ha istituito l’Osservatorio Epidemiologico Nazionale per la Salute e la Sicurezza negli Ambienti di Vita” che ha tra i vari compiti quello di valutare l’impatto chimico e l’effetto clinico, sulle famiglie, delle sostanze contenute nei detersivi, grazie ad un’attiva collaborazione con le principali istituzioni interessate al problema, tra le quali: A.N.P.A. (Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), ISS-IA (Istituto Superiore di Sanità – laboratorio di Igiene e Ambiente), Ministero Ambiente ARPA, Federchimica-ASSOCASA, C.I.D. (Comitato Italiano Derivati Tensioattivi).
In Italia negli ultimi anni, ci sono state circa 60.000 richieste di consulenza sanitaria per avvelenamenti e reazioni allergiche dovute a contatti per via cutanea e ingestioni.
Ovviamente, in caso di ingestioni incaute o improvvise reazioni allergiche cutanee, come bolle o lesioni eczematose, il consiglio è di contattare il Centro Anti Veleni dell’Ospedale Niguarda di Milano( Tel. 02 66101029) – attivo ogni giorno dell’anno a qualsiasi ora e in grado di fornire i contatti di tutti gli altri CAV presenti nelle maggiori città italiane.





Dalla penna lucida, ironica e impietosa di uno dei più brillanti talenti degli ultimi anni, purtroppo scomparso nel 2001. Il Barney del titolo è Barney Panofsky, settantenne scoppiettante e rissoso, scrittore e produttore di televisione spazzatura, accusato in un libro da un vecchio conoscente di aver ucciso anni prima il suo miglior amico, per gelosia. Barney ribatte dando la sua versione, ma per farlo ripercorre la sua vita raccontando, tra un sorso di whisky e una boccata di Montecristo, aneddoti deliranti, scherzi di cattivo gusto, ripicche di bassa lega e quanto di più politically scorrect ha segnato la sua controversa esistenza. Pennellate intense di dissacrante umorismo, ma anche di commovente romanticismo e con un finale che se capito lascia a bocca aperta. Se finito il libro non siete rimasti a bocca aperta, rileggete le ultime righe, fidatevi ne vale la pena.
Per dare al nostro organismo un apporto bilanciato di sostanze nutrienti, come vitamine, minerali enzimi e altri importanti elementi, dovremmo inserire costantemente nella nostra alimentazione una larga percentuale di vegetali verdi crudi, cosa assai difficile da contemplare nella vita frenetica quotidiana, che molte volte costringe a ripiegare su fugaci panini o comunque, per ragioni di “sicurezza”, su verdure cotte che in questo modo perdono una grandissima parte del proprio valore nutrizionale. Ma anche ammesso che ci riuscissimo, bisogna considerare che sia la frutta sia i vegetali di oggi, a causa dell’impoverimento del suolo, dei tempi prolungati di trasporto e immagazzinaggio, nonché di un utilizzo “disinvolto” della chimica, sono stati lentamente depauperati delle proprie sostanze vitali: le mele contengono solo il 20% della vitamina C rispetto a vent’anni fa, lo stesso vale per il betacarotene nei finocchi, solo un quinto, il calcio nei broccoli, solo un terzo, e così via.
I nostri comportamenti, le nostre attitudini, decisioni, relazioni interpersonali, dipendono in buona parte da come comunichiamo con noi stessi. Lo facciamo in continuazione, sia a livello superficiale, rimuginando parole altrui o che vorremmo aver detto, sia a livello più profondo, dando delle interpretazioni alle nostre esperienze. In sintesi, attraverso l’educazione ricevuta, le informazioni elaborate dalle relazioni interpersonali, le riflessioni sui nostri successi o fallimenti e una serie di altre informazioni vagliate come attendibili, ci formiamo un’idea sulla realtà e sul come “utilizzarla” al meglio. Un modello di riferimento del quale molto spesso conosciamo ben poco. Una mappa, che non solo contiene le “istruzioni per l’uso” del mondo, ma anche valutazioni condizionanti su noi stessi e sulle nostre capacità/possibilità di realizzarci. E visto che da questa rappresentazione, comprensiva di convinzioni sul mondo, sugli altri e sulle nostre possibilità di “farcela”, dipende l’esito globale della nostra vita, dovrebbe essere prioritario per ognuno, valutarne veridicità e funzionalità. Insomma, sarebbe auspicabile non solo capire quali convinzioni animano i nostri comportamenti e decisioni, ma anche sottoporre le stesse a una verifica, per capire se le nostre scelte comportamentali appoggiano su basi sicure o sono dettate da deduzioni arbitrarie, o percezioni sfalsate dall’emotività.

