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24 lunedì Nov 2014

Più grande

Ha fatto molto discutere un recente studio pubblicato su Poultry Science che riportava i risultati di una ricerca condotta sui polli dagli anni ’50 ad oggi: i ricercatori hanno allevato 180 polli nutrendoli esattamente nella stessa maniera (e senza ormoni) in 3 anni differenti, in particolare nel 1957, nel 1978 e nel 2005. I risultati sono inequivocabili: i polli attuali sono grandi il 400% in più rispetto a quelli degli anni ’50.

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Questo è soprattutto dovuto a un parametro, il rapporto di conversione del cibo, che è diminuito del 50%: in altre parole i polli attuali riescono più facilmente a trasformare il loro becchime in carne, assimilano meglio il cibo e, dunque, da un punto di vista commerciali, sono diventati enormemente più produttivi.

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La pressione selettiva imposta dagli allevatori sui polli ha fatto sì che la maggior parte di questa crescita di dimensioni si concentri sul petto, che è la parte commercialmente più vendibile: nei polli maschi la crescita dei pettorali è stata del 79%, nelle femmine dell’85%. Questa enorme crescita ha avuto, però anche effetti indesiderati, soprattutto sulla salute degli animali. È ormai noto da tempo come le razze contemporanee soffrano di problemischeletrici, circolatori e, soprattutto, immunologici.  Ma la storia non finisce qui.

Più numeroso

La carne di pollo ha avuto un vero e proprio boom negli ultimi anni. La produzione e la vendita sono andate di pari passo con la crescita economica nei paesi in via di svilupposoprattutto in Asia. Il trend non risparmia nemmeno l’Occidente, dove, specialmente nelle ripetute crisi finanziarie degli ultimi decenni, la carne di pollo ha costituito un buon succedaneo alla carne, molto più cara, di manzo e maiale. Nel mondo i maggiori produttori sono anche i maggiori consumatori: Europa, Stati Uniti, Cina e Brasile hanno un quasi monopolio della produzione di carne di pollo.

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Nell’Unione Europea i maggiori produttori sono Francia, Stati Uniti e Germania:

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Si nota, quindi, una correlazione quantomeno singolare. Se è in generale vero che il consumo di carne è considerato come indice di una maggiore ricchezza economica, la carne di pollo, considerando come detto anche la sua universalità, è un ottimo indicatore di come sono cambiati i rapporti di forza economica negli ultimi decenni.

Più “nutriente”

Questa corsa alla carne di pollo non è prerogativa solo dei paesi sviluppati o in rapida crescita economica, ma è un fenomeno che interessa tutto il mondo. Nel 1960 mediamente una persona nel mondo prendeva lo 0,5% delle proprie calorie quotidiane dalla carne di pollo: oggi siamo quasi al 2%.

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Questo perché il pollo è un alimento nutriente, facile da allevare e, soprattutto, sul suo consumo non esistono leggi religiose contrarie: con la parziale eccezione dell’induismo (che in alcune correnti impone un vegetarianesimo molto stretto), musulmani, ebrei, cristiani, taoisti, etc, tutti possono mangiare pollo.

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Nemmeno la crisi dell’influenza aviaria ha rallentato la corsa, anzi, dopo una piccola frenata, la crescita è continuata in maniera sostenuta. Negli Stati Uniti, addirittura, il consumo di carne di pollo ha già superato il consumo di manzo, il tipo di carne tradizionale americano: in un solo anno, da ottobre 2013 allo stesso mese del 2014, il prezzo della carne di pollo è aumentato di quasi il 20%. Il trend è talmente forte che il Washington Post ha dichiarato che è iniziata l’era della Dominazione del Pollo.

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Più caro

Anche i prezzi sono aumentati in questi ultimi anni. Si notano, tuttavia, due rilevanti eccezioni: la crisi economica del 2000 (“bolla di internet”) e quella attuale, specialmente nel suo momento iniziale (2008). Dopo poco tempo, però, tutti i prezzi sono tornati nel trend di crescita accentuato: la domanda di carne è quindi sempre in crescita.

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…ma molto meno sostenibile.

Questa corsa frenetica alla carne e a quella di pollo in particolare è, come noto, poco sostenibile, sia da un punto di vista ecologico, dati i grandi problemi di smaltimento degli scarti degli allevamenti intensivi, sia da un punto di vista etico, considerando le condizioni in cui in tali allevamenti vengono allevate questi poveri animali. Noi vediamo solo l’ultimo pezzettino di questo vasto mondo: una vaschetta bianca, chiusa ermeticamente, con dentro un bel pezzo di carne candida, morbida e adatta a tutte le diete. Pochi immaginano che dietro quel petto, o quella coscia, c’è uno dei settori alimentari con uno sviluppo impetuoso, inarrestabile e, in ultima analisi, abbastanza inquietante.

Fonte: http://oggiscienza.wordpress.com/2014/11/20/un-mondo-di-polli/

30 giovedì Ott 2014

16 CHILI DI VESTITI ALL’ANNO. Il vostro armadio contiene tanti capi d’abbigliamento quanti ne basterebbero per vestire un esercito? La tendenza odierna verso i vestiti ‘usa e getta’ causa un enorme danno all’ambiente: a quantificare il prezzo ambientale di questo malsano comportamento è stata l’Agenzia danese per la protezione ambientale. Secondo i dati dell’indagine, presentato in questi giorni in occasione del forum Global Green Growth di Copenaghen, i danesi consumano mediamente 16 chilogrammi di vestiti ogni anno. Questa enorme quantità di tessuto costerebbe all’ambiente più di 2 miliardi di corone, corrispondenti a circa 400 milioni di euro.

L’IMPATTO AMBIENTALE DI UNA MAGLIETTA. Nel dettaglio, stando ai dati pubblicati dall’Agenzia danese, una normale maglietta di cotone costerebbe 2,95 euro in termini di acqua, fertilizzanti ed energia. Insomma, il prezzo di un capo di abbigliamento non è unicamente quello che possiamo leggere sul suo cartellino. Come ha spiegato il Ministro dell’Ambiente danese Kirsten Brosbol, «tutto quanto, a partire dall’enorme quantità di pesticidi, al consumo d’acqua nei campi di cotone, fino alle emissioni di CO2 per la produzione di cuoio o delle zip, tutto quanto ha un impatto negativo sull’ambiente». Per questi motivi il governo danese punta a sensibilizzare i propri cittadini verso questo problema, invitandoli ad evitare il comportamento ‘usa e getta’, prendendo magari in considerazione anche il riciclo dei vestiti.

LA RESPONSABILITÀ È NOSTRA. Brosbol ha poi specificato che l’83% dei capi d’abbigliamento acquistati dai danesi viene prodotto all’estero, soprattutto in Cina, India e Turchia, paesi sul quale ricade il maggior impatto ambientale. Ma nonostante questo il ministro ha dichiarato che i danesi «hanno comunque una responsabilità». Per proteggere l’ambiente tutti noi dovremmo infatti acquistare vestiti di qualità, ovvero con una lunga durata, cercando laddove possibile di passare i nostri abiti ad altre persone quando ci ‘stanchiamo’ di indossarli.

Fonte: http://www.green.it/vestiti-spreco-ambiente-t-shirt/

28 martedì Ott 2014

arcobaleno chiaro di luna

Un arcobaleno si staglia nel cielo di Verona sotto una luminosa luna piena. Effetto Photoshop? No, l’immagine è autentica, merito del sapiente scatto della fotografa Alessandra Piasecka che ha avuto la fortuna di imbattersi nel raro fenomeno di unmoonbow e la capacità di fissarne i colori altrimenti poco visibili all’occhio umano.

“Il cielo particolarmente buio, la luna piena, la presenza di umidità portata dalle nubi, il lungo tempo di esposizione dello scatto effettuato circa mezz’ora dopo il tramonto sono condizioni essenziali per un vero moonbow”, ha spiegato la fotografa. In particolare, è il tempo prolungato di esposizione della pellicola fotografica alla luce del satellite a favorire la visione dei colori dell’iride notturna.

Difatti l’arcobaleno lunare, che si forma in modo simile a quello diurno per dispersione e rifrazione della luce attraverso le particelle d’acqua sospese nell’aria, nasconde i suoi colori all’occhio nudo, apparendo bianco. La luce solare riflessa dalla Luna, più debole di quella emanata direttamente dalla nostra stella, non è in grado, infatti, di stimolare sufficientemente i coni dell’occhio umano, le cellule fotorecettrici sensibili ai colori.

Riferimenti:  SSERVI http://sservi.nasa.gov/articles/lunar-double-rainbow-2/

Fonte: articolo scritto da Cecilia Di Vita per galileonet.it
http://www.galileonet.it/articles/544a5e0aa5717a0f6d00008e?utm_campaign=Newsatme&utm_content=A%2BVerona%2C%2Bun%2Barcobaleno%2Bal%2Bchiaro%2Bdi%2Bluna&utm_medium=news%40me&utm_source=mail%2Balert

23 giovedì Ott 2014

detail-Eco40_LaSapienzaCosa ci fanno due galline su una barca? LaBionda e LaMora, così si chiamano, sono solo due dei (tre) membri dell’equipagio a bordo di Eco40, l’imbarcazione che domenica 19 ottobre è salpata da Civitavecchia per un viaggio attorno al globo. Scopo. Effettuare una serie di misure cinematiche e ambientali e per testare alcune strumentazioni elettroniche. E sarà anche grazie alle due galline – veterane di viaggi in mare – che il giro in solitaria della barca intorno al mondo potrà essere compiuto in completa autonomia alimentare. L’impresa, che prevede di doppiare il Capo di Buona Speranza, Capo Horn e Capo Lewinn, fa parte del progetto Roma Ocean World patrocinato da La Sapienza Università di Roma e dalla Regione Lazio.

A guidare lo scafo da solo sarà Matteo Miceli, dell’Associazione sportiva eco sailing, capitano e unico membro di Eco40, una vera e propria barca ecosostenibile che consentirà al velista di viaggiare in completa autonomia energetica e alimentare. Eco40 è infatti equipaggiata di pannelli fotovoltaici, generatori eolici e due idroturbine in grado di convertire il movimento della navigazione in energia elettrica; batterie al litio accumuleranno l’energia prodotta e l’illuminazione sarà assicurata da led ecologici. Per l’alimentazione, invece, Miceli si affiderà – oltre alle due galline – alla pesca e a un orto biologico idroponico irrigato con acqua di mare desalinizzata e fertilizzato con compost a base di alghe e residui alimentari.

Durante la navigazione l’attrezzatura elettronica a bordo dello scafo (praticamente un laboratorio galleggiante a tutti gli effetti), consentirà di misurare sia le condizioni meteo-oceanografiche del vento, delle correnti, della pressione atmosferica e di altri fattori ambientali, che di valutare l’assetto e la posizione dello scafo nel tempo, consentendo di misurare i movimenti dell’imbarcazione insieme a quelli delle onde con lo scopo di migliorare i parametri di progetto. I dati ottenuti, al termine dell’impresa, saranno elaborati dai ricercatori della Sapienza.

Artico scritto da Cecilia Di Vita per il portale www.galileonet.it
Riferimenti: La Sapienza Università di Roma
Credits immagine: Progetto Roma Ocean World

23 giovedì Ott 2014

cartoniadi-300x181È stata presentata ieri a Palazzo Marino l’edizione 2014 delle Cartoniadi del Comune di Milano, il campionato della raccolta differenziata di carta e cartone organizzato da Comieco – Consorzio Nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica, Comune di Milano e Amsa Gruppo A2A, durante il quale i cittadini delle 9 Zone della città sono chiamati a raccogliere più e meglio carta e cartone.

La competizione, che per tutto il mese di novembre coinvolgerà gli oltre 1.300.000 abitanti del capoluogo lombardo, mira a valorizzare l’impegno della collettività verso un obiettivo comune: quello di una più corretta gestione dei rifiuti. Ciascuna zona gareggerà contro se stessa, con lo scopo di migliorare i propri risultati di raccolta differenziata di carta e cartone rispetto alla media normalizzata di ottobre 2014.

Le prime tre Zone che otterranno il miglior incremento della raccolta di carta e cartone rispetto al periodo di riferimento saliranno sul podio del “Campione del Riciclo”: per la prima classificata un premio di 25.000 euro, per la seconda classificata un premio di 15.000 euro, mentre alla terza spetteranno 10.000 euro. Tutti e tre i premi in palio, messi a disposizione da Comieco, saranno destinati alle scuole primarie statali e comunali che ricadono nelle Zone più virtuose.

Inoltre, Comieco rinforzerà la campagna di sensibilizzazione rivolta a tutta la cittadinanza istituendo nove tutor di zona, una sorta di “angeli del riciclo” che avranno il compito di individuare ed attuare le soluzioni migliori per coinvolgere residenti, scuole, associazioni di zona, ecc. affinché tutti i cittadini possano contribuire al meglio a raggiungere il risultato finale.

“I premi in denaro di questa edizione delle Cartoniadi, pari a 50.000 euro complessivi, saranno destinati ad interventi per le scuole della città” ha dichiarato Carlo Montalbetti, Direttore Generale Comieco. “Milano è una città virtuosa per la raccolta differenziata di carta e cartone: nel 2013, con oltre 60 kg pro capite, si è piazzata al primo posto tra le città metropolitane con più di un milione di abitanti. Ci aspettiamo non solo una conferma di questo dato ma un ulteriore balzo in avanti, con l’obiettivo di arrivare presto a 65 kg per abitante”.

“Le Cartoniadi sono un’occasione di sensibilizzazione e promozione di buone pratiche. Un’importante iniziativa che anticipa il prossimo progetto di raccolta differenziata che partirà dal 1° gennaio 2015 nelle scuole. Grazie alla collaborazione di Comieco, porteremo infatti la raccolta della carta in tutte le classi elementari e medie di Milano, attraverso la distribuzione, aula per aula, di 5.000 raccoglitori specifici. Coinvolgendo alunni e insegnanti in questo obiettivo, promuoveremo il rispetto dell’ambiente nei piccoli gesti di ogni giorno” ha affermato l’assessore alla Mobilità e Ambiente del Comune di Milano Pierfrancesco Maran.

“Le Cartoniadi rappresentano per Milano una preziosa occasione per incrementare ulteriormente quantità e qualità della raccolta differenziata di carta e cartone” ha concluso Paola Petrone, Direttore di Amsa, società del gruppo A2A. “La gara fra le nove zone di Milano ha inoltre una funzione di trascinamento, favorendo una maggiore attenzione da parte dei cittadini nel differenziare le diverse frazioni di rifiuti: nel mese in cui si sono tenute le precedenti Cartoniadi sono state avviate a recupero oltre 2000 tonnellate di rifiuti in più rispetto al mese precedente”.

fonte: http://www.greenews.info/comunicati-stampa/cartoniadi-a-milano-risorse-per-le-scuole-delle-zone-piu-riciclone-20141023/

23 giovedì Ott 2014

bracconieriUn’altra vittima ‘illustre’ del bracconaggio segnalata dal WWF: questa volta si tratta di un giovane esemplare di falco pescatore (Pandion haliaetus) colpito pochi giorni fa all’ala destra da pallini da caccia e ritrovato nei pressi di San Pietro di Arcevia , in provincia di Ancona.

L’animale appartiene ad una delle specie più rare d’Europa di cui esistono solo due coppie nidificanti in Toscana. Il falco è stato prontamente curato in una clinica veterinaria di Fabriano ed ora si trova nell’Oasi WWF Bosco di Frasassi di Genga, in una speciale struttura per uccelli rapaci dove viene curato e alimentato. La riabilitazione di questo animale durerà almeno 5 mesi ma il WWF spera, una volta guarito, di poterlo liberare in Toscana, un territorio che, grazie ad un progetto del Parco della Maremma, ha sperimentato con successo la reintroduzione di questa specie un tempo estinta. E proprio in Toscana, presso l’Oasi WWF di Burano (Gr), da due mesi ben cinque falchi pescatori, senza anelli di identificazione, stanno dando spettacolo con voli e acrobazie. L’area è particolarmente interessante per questi animali data la pescosità della laguna protetta.
 “E’ una vergogna che un uccello importante e affascinante come il falco pescatore venga falcidiato nei nostri cieli dai bracconieri: una vergogna di fronte alla società civile e all’Europa intera che considera giustamente questa specie un patrimonio di importanza prioritaria. Purtroppo il fenomeno del bracconaggio è una piagache in Italia cancella quotidianamente specie protette – ha dichiarato Isabella Pratesi, direttore Conservazione Internazionale del WWF Italia – Vittime illustri sono spesso proprio i rapaci che in coincidenza dell’apertura dell’attività venatoria vengono rinvenuti feriti o uccisi da colpi di armi da caccia. Questo fenomeno pregiudica seriamente la conservazione di specie già a rischio o in declino per colpa di habitat trasformati o degradati. Le Guardie volontarie del WWF sono costantemente impegnate nel controllo sul territorio per arginare il bracconaggio, soprattutto nelle tante ‘aree calde’, tra cui Stretto di Messina, Valli bresciane, Delta del Po, piccole isole, come abbiamo denunciato nella nostra campagna Crimini di natura. Per aiutare i nostri ranger volontari stiamo chiedendo in questi mesi l’aiuto di tutti: il loro impegno è particolarmente gravoso poiché si stratta di persone ‘non armate’ che controllano altre munite di fucili”.
Per sostenere la campagna “CRIMINI DI NATURA-DA CHE PARTE STAI?”il Wwf chiede l’aiuto di tutti: l’invito è quello di aiutare le centinaia di Ranger, Guardie e volontari del WWF, attivi in Italia e nel mondo, per dotarle di attrezzature tecnologiche, medicine, fuoristrada, gps, camera-traps, binocoli, radiotrasmittenti e altri equipaggiamenti indispensabili a monitorare il territorio per sorprendere bracconieri e trafficanti.
Sul sito www.wwf/criminidinatura chiunque può informarsi sul fenomeno e sostenere la campagna del WWF con una donazione libera; diffondere a sua volta le informazioni e sottoscrivere la petizione “Sanzioni più severe contro chi uccide specie selvatiche”.
Per sostenere la Campagna è attivo anche il numero verde 800.990099.
Articolo scritto da Marilisa Romagno per il portale www.alternativasostenibile.it 

24 mercoledì Set 2014

L’ha presentata l’on.Brambilla, presidente della Lega italiana per la difesa degli animali e dell’ambiente. Il testo illustrato al Raduno dei cani Simpatia organizzato da Diamoci la Zampa e Gaia Animali & Ambiente

24 mercoledì Set 2014

A New York hanno marciato in 400mila per chiedere ai governi e alle organizzazioni di fare qualcosa per il clima, contro il riscaldamento globale, adesso.

Domenica 21 settembre si è tenuta in tutto il mondo una mobilitazione per chiedere ai governi e alle organizzazioni internazionali di impegnarsi, di agire contro il cambiamento climatico. La manifestazione principale si è tenuta a New York, negli Stati Uniti, dove 400mila persone hanno invaso le strade di Manhattan in una marcia che ha visto la partecipazione di esponenti provenienti da vari settori della società. Dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon al sindaco di New York Bill DeBlasio, dall’attore Leonardo DiCaprio all’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore.

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La più grande marcia per il clima della storia è stata organizzata da diverse realtà attive contro il riscaldamento globale, tra cui 350.org guidata da Bill McKibben, alla vigilia di un appuntamento fondamentale: il Climate summit 2014 che si tiene proprio a New York il 23 settembre e alla quale hanno aderito decine di capi di stato e di governo, incluso il presidente americano Barack Obama e il primo ministro italiano Matteo Renzi.
Le richieste che le organizzazioni ambientaliste fanno ai leader di tutto il mondo sono molte. Far diventare il cambiamento climatico un punto principale delle agende di governo. Accelerare il ritmo con cui i negoziati sul clima stanno procedendo nella stesura di un nuovo accordo globale sulla riduzione della CO2, vincolante per tutti. Smettere di dare incentivi a risorse energetiche vecchie e sporche come il carbone e il petrolio.

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La manifestazione per il clima in Italia

Anche in Italia, a Roma, si è tenuta una manifestazione organizzata da diverse associazioni ambientaliste riunite sotto il coordinamento del Power Shift Italia, con la collaborazione di Avaaz, a cui hanno partecipato più di un migliaio di persone, inclusa la presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini. “La questione climatica sta a cuore agli italiani. L’esperienza e l’idea del coordinamento Power Shift iIalia è la giusta direzione per lavorare uniti su un tema cruciale per l’agenda politica dei prossimi anni” ha detto Federico Antognazza, vicepresidente dell’Italian Climate Network, una delle realtà che ne fanno parte insieme a Legambiente e Kyoto Club. “La presenza delle istituzioni è un segnale positivo, ma è necessario lavorare a fondo per sensibilizzare i cittadini perché solo così diventerà una priorità anche per il governo. La marcia per il clima di Roma è un punto di partenza”.

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 La CO2 segna un nuovo record nel 2013
Sempre domenica, il Global carbon project – un’unione di ricercatori e associazioni indipendenti – ha diffuso i dati relativi alla CO2 emessa nel 2013, per dare maggiori basi su cui lavorare ai delegati che si incontreranno il 23 settembre presso il Palazzo di vetro a New York, sede delle Nazioni Unite.Nel 2013 sarebbe stato registrato un nuovo record di emissioni a livello globale con 36 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente. Ma il dato più preoccupante è un altro: un cinese per la prima volta ha emesso la stessa quantità di gas serra di un europeo. La Cina, dunque, non è solo il primo paese al mondo per emissioni assolute, ma ha anche raggiunto livelli pro capite pari a quelle di un occidentale. Non c’è più nessuna scusa, dunque. Anche il governo di Pechino deve fare la sua parte, e vincolarsi, di fronte alla comunità internazionale.

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Fonte: http://www.lifegate.it/persone/news/clima-400mila-new-york-per-chiedere-di-salvare-lunico-pianeta-che-abbiamo

22 martedì Lug 2014

A Helsinki non ci saranno più auto private dal 2025. L’amministrazione della città finlandese vuole ridurre il traffico delle ore di punta.

 

In Finlandia è ben chiara la differenza tra possedere un’auto e guidarne una. L’amministrazione della sua capitale, Helsinki, ha deciso infatti di eliminarecompletamente le auto private dalle strade della città entro il 2025, pur dando a tutti la possibilità di guidare. Lo scopo del progetto è ridurre il traffico nelle ore di punta.

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Il traffico di Helsinki (Foto: www.panoramio.com)

Nei prossimi 10 anni saranno implementati i sistemi di mobilità sostenibile on demand, in modo tale che i cittadini non debbano di fatto avere più bisogno di un’auto di proprietà, ma possano contare sul trasporto pubblico o sui servizi di car sharing o bike sharing messi a disposizione dal Comune.

Il progetto si rivolge a una clientela altamente informatizzata. Tramite un’unica applicazione, gli abitanti di Helsinki potranno non solo visualizzare i percorsi più brevi da seguire, ma anche i mezzi più convenienti per i propri spostamenti, noleggiabili dietro pagamento di una quota. Sarà possibile scegliere il metodo di pagamento, e il mezzo, tra traghetti, bus, auto, biciclette.

 Kutsuplus, un sistema di car pooling basato sulla condivisione di un minibus, dimostra che l’amministrazione sta già facendo grandi passi nella direzione della mobilità sostenibile.

http://www.lifegate.it/persone/news/dal-2025-helsinki-nessuno-avra-piu-lauto

21 lunedì Lug 2014

 

Rischi maggiori di irritazioni, infezioni respiratorie, sensibilizzazioni allergiche ed effetti sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario. Azioni di sorveglianza. Bambini a rischio. Attenti ai costumi da bagno

di IRMA D’ARIAMobili, vestiti, detersivi e giocattoli: quei veleni che si nascondono in casa

NEI mobili della cameretta, nei detersivi per la casa, nei vestiti e persino nei giocattoli: le sostanze tossiche che possono danneggiare la salute dei nostri figli sono potenzialmente ovunque e sono parte integrante del cosiddetto inquinamento indoor che, secondo le stime dell’Oms, è responsabile di 4,3 milioni di decessi al mondo ogni anno. Nei bambini l’esposizione ad alcuni inquinanti indoor si associa a un maggiore rischio di irritazioni, sintomi respiratori acuti, iper-reattività bronchiale, infezioni respiratorie e sensibilizzazione allergica. Una recente metanalisi di dieci studi che coinvolgono 6387 pazienti ipotizza una relazione positiva tra l’esposizione alla formaldeide e l’asma infantile. «Negli studi selezionati si è visto che i soggetti con i maggiori livelli di esposizione hanno da 3 a 5 volte maggiori probabilità di sviluppare asma», spiega Paolo Regini, pediatra e membro del gruppo di lavoro Ambiente e Salute  dell’Associazione Culturale Pediatri.

INTERATTIVO

Ma la formaldeide preoccupa soprattutto perché l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) l’ha inclusa fra i cancerogeni del gruppo 1, quelli per i quali la relazione fra esposizione e tumori è dimostrata sia sugli animali che sull’uomo. «Individuata inizialmente come fattore di rischio per i tumori del naso e della faringe, questa sostanza è stata in seguito collegata anche alla leucemia mieloide», spiega Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico della Fondazione Ca’ Granda Policlinico di Milano e autore del libro Aria da morire (Dalai Editore).

Ma in casa, soprattutto nei mobili, troviamo molti altri inquinanti tra cui il benzene incluso dalla Iarc fra i cancerogeni del primo gruppo. «Pur essendo uno dei principali inquinanti del traffico, la sua concentrazione negli ambienti chiusi supera in media di quasi due volte quella che si registra all’aperto», dice l’esperto. «In realtà, la stessa Oms riconosce che i livelli rilevati di solito nelle case, attorno ai 10-15 ìg/m3, sono molto bassi e il conseguente incremento del rischio è quindi davvero limitato. La situazione è però diversa se c’è qualcuno che fuma», precisa Mannucci.

Le sostanze tossiche possono “nascondersi” anche nei vestiti che indossano i bambini. Lo dimostrano i dati dello studio «Piccoli mostri nell’armadio» condotto da Greenpeace in cui sono stati testati 82 articoli per bambini di marchi popolari, sportivi e di lusso, acquistati in 25 Paesi. Tutti i marchi testati hanno almeno un prodotto nel quale sono state rilevate sostanze chimiche pericolose tra cui PFOA (acido perfluorottanico) nei costumi da bagno, ftalati e nonilfenoli etossilati in magliette e pantaloni. Si tratta di interferenti endocrini, sostanze che, una volta rilasciate nell’ambiente, possono avere potenzialmente effetti dannosi sul sistema riproduttivo, ormonale o immunitario. Anche i prodotti per le pulizie di casa possono contenere percentuali pericolosamente alte di metalli pesanti, sostanze acide o alcaline che nel tempo possono causare fastidiose reazioni irritative. «L’effetto nocivo di molti detersivi», spiega Adriana Ciuffreda, dermatologa pediatrica di Milano, «si manifesta primariamente a danno di quella che può essere considerata la barriera della nostra pelle: il film idrolipidico. Quando non è più adeguatamente protetta dal suo “scudo” naturale, la pelle diventa più facilmente bersaglio degli agenti patogeni, tra i quali i metalli pesanti come nickel, cobalto e cromo contenuti proprio nei detersivi e in molti detergenti per la casa ». Persino i giocattoli possono essere un veicolo di sostanze potenzialmente tossiche. Anche se dal 1999 l’utilizzo degli ftalati è stato considerevolmente ristretto dall’Unione Europea, secondo il rapporto Rapex (il sistema UE di allerta rapido per i prodotti pericolosi), i rischi maggiori si trovano nel 19% dei casi nei giocattoli. L’elenco fornito dal ministero della Salute è lungo ed include spade di plastica al cromo e bolle di sapone con batteri mesofili

in grado di provocare infezioni. Di recente, AsiaInspection (che effettua controlli della qualità per il mercato asiatico) ha controllato in modo casuale 35 giocattoli di plastica costruiti in Cina e destinati al mercato occidentale. Circa un quarto degli oggetti conteneva pericolosi livelli di ftalati, non conformi alle regolamentazioni. Un giocattolo, in particolare, superava di 130 volte il limite massimo fissato negli Stati Uniti per il Dehp (di-2-etilesilftalato).

http://www.repubblica.it/salute/prevenzione/2014/07/17/news/mobili_detergenti_vestiti_e_giocattoli_quei_veleni_che_si_nascondono_in_casa_di_irma_daria-91807679/?ref=search