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16 venerdì Gen 2015

pescimortilagoRicercatori di Berkley e Yale: picco negli ultimi 70 anni

Negli ultimi 70 anni le morie di massa sono in aumento tra gli animali, sia per frequenza sia per gravità, e colpiscono soprattutto uccelli, pesci ed invertebrati marini. Lo rivela un nuovo studio compiuta dai ricercatori americani di Yale e di Berkley, che individua le cause del fenomeno in una crescita delle epidemie, nella biotossicità e in molteplici fattori di stress. L’analisi, riportata su “Proceedings of National Academy of Sciences” (PNAS), nota che dal 1940 ad oggi sono stati classificati 727 eventi di decessi in massa tra gli animali. Differenti, però, le risposte delle specie: sono stati colpiti soprattutto uccelli, pesci ed invertebrati marini; le morie di mammiferi sono rimaste più o meno invariate negli anni, mentre sono diminuite per anfibi e rane. Nel complesso, le malattie sono state le principali colpevoli degli eventi (26% dei casi) seguite immediatamente dopo dai processi direttamente influenzati dal clima. Il 25% degli eventi di mortalità di massa delle specie risulta, inoltre, strettamente collegato alle condizioni atmosferiche estreme, che provocano stress termico o mancanza di cibo. L’effetto serra ha avuto effetti devastanti soprattutto in relazione al mare. Il più evidente fattore di biotossicità è rappresentato, infatti, dalla riduzione dell’ossigeno presente nell’acqua a causa dell’eccessivo proliferare di alghe, determinato a sua volta dall’aumento della temperatura. Gli eventi peggiori – notano infine i ricercatori – sono stati quelli scaturiti da più ragioni concatenate.

Fonte: http://www.nelcuore.org/blog-associazioni/item/aumentate-in-70-anni-le-morie-di-massa-di-uccelli-pesci-e-invertebrati.html

16 venerdì Gen 2015

sangimignano_loggia1000x667Alla scoperta dei borghi medievali che ancora nascondo l’antico rapporto tra l’uomo e il territorio deliziando con le migliori pietanze della tradizione italiana.

La bellezza dei borghi fondati in epoca medievale è la più efficace dimostrazione che l’età buia non era poi così oscura. Nell’Alto Medioevo, il periodo che va dal Quinto secolo all’anno Mille, si sviluppa il sistema feudale favorendo un’economia agraria e la nascita di insediamenti intorno alle abbazie o ai castelli. Gli insediamenti medievali si articolano nella ramificazione di piccole e tortuose strade che si snodano intorno a un castello o monastero, solitamente posto su una altura. Questi nuclei urbani ancora oggi si relazionano con la natura nel rapporto tra il tessuto urbano e l’orografia del luogo. Oggi possiamo ritrovare il sodalizio tra la città e la natura in ciò che rimane dell’urbanistica medievale e nei piatti tipici prodotti solo in questi luoghi. A bordo dell’auto (ecologica), si parte.

Taggia, il borgo delle olive

Taggia, nella provincia di Imperia, nasce lungo la costa con un insediamento militare romano, Tabia. Nel Settimo secolo, durante le invasioni barbariche, la città si sposta nell’entroterra, dove i rilievi collinare giocavano un ruolo difensivo. Quando alcuni monaci benedettini cuneesi decisero di costruire il loro monastero inizia a rifiorire l’economia del borgo, grazie a una serie di attività agricole che presto permisero l’esportazione dei prodotti fino in Inghilterra. La città inizia a espandersi oltre la prima cinta muraria e vengono bonificati molti territori verso valle dove viene piantata una qualità di oliva che passerà alla storia, l’oliva taggiasca. Questo innesto, introdotto dai monaci di San Colombo attecchisce perfettamente lungo i crinali della riviera ligure e nei secoli si diffonde in tutta Italia diventando una delle migliori olive da mensa e per la produzione dell’olio extravergine. Quando nel XII secolo Taggia venne ricostruita dopo le razzie saracene l’abitato continuò a espandersi verso valle e a fortificarsi dentro una nuova cinta muraria protetta da un castello munito di torri. La posizione di potere della città si rispecchia nello sviluppo urbano intorno castello, con un abitato molto denso e pieno di vicoli e scalinate, tipici della tradizione urbana ligure, e dalla presenza di tre cerchie di mura difensive.

La nocciola piemontese di Cortemilia

Fin dal medioevo Cortemilia, in provincia di Cuneo, è un importante polo politico e commerciale. La collocazione strategica della cittadina, tra le valli di Bormida e Uzzone e la vicinanza con la Liguria, ha permesso il fiorire di attività artigianali e agricole. Nel cuore delle Langhe Cortemilia è la capitale della nocciola piemontese. La pregiata varietà di nocciola tonda delle Langhe, esportata in tutta Europa, ha il marchio di indicazione geografica protetta (I.G.P.) ed è sempre stata impiegata nella produzione dolciaria regionale. Cortemilia, nota ai romani come Cohors Aemilia, conserva un centro storico dalla fedele struttura urbanistica medievale. Il fiume Bormida divide in due nuclei, quello di San Pantaleo sulla riva destra e quello di San Michele sulla sinistra, attorno ai quali si distribuisce una fitta rete di abitazioni che ancora conservano i portici trecenteschi. L’insediamento medievale è dominato dalla torre cilindrica e dai ruderi del castello della famiglia Aleramica, arroccati su un’altura rocciosa e perfettamente protetti dall’ansa del fiume Bormida

I quattro vini della cantina di Neive

Questa cittadina in provincia di Cuneo deve il suo nome alla famiglia romana della Gens Naevia che qui aveva dei possedimenti terrieri. Neive conserva l’impianto medievale costituito da strade ad anelli, concentriche rispetto all’altura dove sorgeva prima il castello e poi il monastero benedettino. Con le invasioni dei longobardi, nel VI secolo, viene eretto il castello fortificato di Neive e la cinta muraria aperta solo con due porte di accesso alla città. Più tardi nel X secolo il monastero benedettino di cui è rimasta solo la torre campanaria, oggi simbolo della municipalità. Neive, immersa nel paesaggio delle Langhe è nota per il tartufo, ma si distingue per la produzione vinicola. Le colline neivesi producono il Barbera e il Dolcetto d’Alba entrami D.O.C e il Barbaresco e il Moscato d’Asti di denominazione di origine controllata e garantita (D.O.C.G.).

Il brodo di giuggiole di Arquà Petrarca

In provincia di Padova, l’antico borgo Arquà Petrarca, in onore del poeta Francesco Petrarca che vi ha vissuto gli ultimi anni della sua vita (1369 – 1374), deve la forma attuale agli interventi urbani di epoca medievale. Arquà si articola in due nuclei a diversi livelli, il borgo di Sopra e quello di Sotto, edificati probabilmente lungo la linea difensiva tra la Rocca di Monselice e Vicenza. Delle fortificazioni che circondavano l’altura con il castello (oggi Monte Castello) non se ne ha più traccia, ma molte delle trecentesche abitazioni che sorgono lungo le pendici dei monti Piccolo e Ventolone conservano ancora le tracce dell’architettura tardo medievale. Riconosciuto tra i borghi più belli d’Italia quello di Arquà Petrarca ha ottenuto la bandiera arancione del Touring Club italiano per il valore naturalistico e il patrimonio storico. Da secoli, proprio in questa cittadina veneta, viene coltivata la pianta del giuggiolo dai cui frutti, le giuggiole, si ricava nei primi mesi autunnali il liquore noto come brodo di giuggiole. Offerto all’arrivo degli ospiti più importanti e apprezzato per la dolcezza, si deve a questo liquore l’espressione “andare in brodo di giuggiole” usata per manifestare un grande entusiasmo.

La zucca di Venzone

Tra la valle del Tagliamento e la val Canale, Venzone, in provincia di Udine, è un borgo medioevale immerso nel Parco nazionale regionale delle Prealpi Giulie. Il centro storico, fedelmente ricostruito dopo il terremoto del 1976 che lo rase al suolo, è chiuso da una doppia cinta muraria circondata da un fossato, in origine riempito con le acque del torrente Venzonassa. Una vera particolarità è la cinta muraria più esterna dotata di numerosi torri difensive e il tessuto stradale monoassiale sul quale si affacciano abitazioni dai tratti ancora medioevali e una serie di stradine strette che si diramano per tutto il borgo. Data la vicinanza con l’Austria Verzone per lungo tempo ha svolto la mansione di dogana, qui infatti veniva pagato il dazio per le merci che venivano alla Germania. Dal 1965 Verzone viene considerato monumento nazionale, in quanto unico borgo medioevale della regione. A Venzone il piatto tipico è a base di zucca, usata in tutte le maniere, condisce tutti i tipi di pasta, è un ottimo contorno e ingrediente di salse. Protagonista di una sagra di fine ottobre, la zucca è degna rivale della lavanda in quanto a produzione.

Bobbio e la zuppa del pellegrino

In provincia di Piacenza, Bobbio è una piccola città di orgine romana, Bobium. In epoca medievale, la vita del borgo è connesso all’attività dell’abbazia di San Colombano, centro religioso e culturale di grande rilievo per tutto il medioevo per la sua prestigiosa biblioteca. La rilevanza acquisita dall’abbazia permette a Bobbio di ottenere il titolo di città sin dal 1014. Il centro storico è ancora fedelmente rispondente all’urbanistica medievale di origine monastica. Al primo monastero si sostituì un vero e proprio feudo che orbitava intorno all’abbazia permettendo ai monaci la sussistenza. In questo periodo, con l’attività dei feudi monastici viene introdotta l’agricoltura intensiva soprattutto nella coltivazione di vigneti, oliveti e castagneti. Non a caso caratteristica della zona sono i mulini che usavano la forza dell’acqua per il funzionamento delle macine. L’importanza di Bobbio in tutta l’Italia settentrionale e la vicinanza con la via francigena hanno fatto della città della Val Trebbia un passaggio obbligato per i pellegrini che venivano ospitati dai monaci. Nei monasteri medievali, come nelle moderne osterie, i pellegrini che passano per Bobbio possono mangiare pisarei e faso, una specie di gnocchetti di farina e pangrattato conditi con sugo a base di cipolla e fagioli.

Lo zafferano di San Gimignano

Il territorio della Valdelsa ospita la cittadina di San Gimignano. Lo sviluppo di San Gimignano si ha nei primi secoli dopo il Mille quando sulla via francigena i pellegrini alla volta di Roma si sostituiscono alle ondate barbare. La città fortificata di San Gimignano diventa a breve un luogo di passaggio per i viandanti e un importante nodo commerciale. In età comunale, nonostante i contrasti politici tra i guelfi filopapali e i ghibellini filoimperiali, il borgo prosperò nell’attività agricola legata alla produzione del vino e dello zafferano. Alla crescita economica seguì quella urbana con la costruzione di una seconda cinta muraria a protezione di un territorio che ben presto si contrasse a causa della peste. Le tredici torri che ancora svettano dal profilo delle colline sono la testimonianza della ricchezza della città. La torre, infatti, era il massimo simbolo di potenza delle famiglie nobili, le quali costruivano questi imponenti edifici a dimostrazione del loro potere economico e di controllo del territorio. Lo zafferano, dall’arabo Jafaran (giallo) ha avuto da sempre un ruolo fondamentale nell’economia di San Gimignano, tanto da essere usato persino come forma di pagamento dei debiti. Oggi lo zafferano è l’ingrediente principale dei piatti tipici sangimignanesi e riconosciuto come prodotti D.O.P. che consentite la produzione solo nel territorio di San Gimignano.

San Gemini, il borgo delle acque

Il borgo di San Gemini, in provincia di Terni, venne fondato da un monaco siriano di nome Yemin o Gemine che qui costruì il suo monastero. Questa zona lungo la via Flaminia antica era costellata di piccoli insediamenti strategici per le comunicazioni tra Roma e l’Italia settentrionale, nonostante ciò sono molto incerte le origini romane di San Gemini. I saccheggi e le guerre che coinvolsero il borgo prima di passare sotto lo Stato Pontificio (XV secolo) hanno comunque permesso a San Gemini di conservare intatta la struttura urbana medievale tipica dei castelli. Oggi è ancora visibile la strada principale di accesso al borgo, la fitta rete di stradine e parte delle imponenti fortificazioni. Il rapporto con il territorio circostante è sottolineato dal tessuto urbano come dalla relazione con il vicino Parco delle fonti, una distesa di 70mila metri quadrati di querce secolari ed essenze autoctone. Il parco attraversato da fiumi e ruscelli ospita la fonte dell’acqua San Gemini e Fabia, già note in passato per le proprietà curative.

Casperia e gli stringozzi

Situata sulla riva sinistra del Tevere, lungo le pendici occidentali dei monti Sabini Casperia, in provincia di Rieti, era un insediamento sabino. L’attuale struttura urbana del borgo di Casperia (Aspra Sabina fino al 1947), definita a “bulbo di cipolla”, è costituita da una serie di strade concentriche, via via sempre più strette, raccolte all’interno delle mura di cinta. Nel borgo non mancano gli elementi tipologici dell’architettura medioevale difensiva come i torrioni, le fortificazioni delle porte d’accesso alla città (rivellini) e le casematte che, internamente alla cinta muraria, erano indispensabili per la protezione della città dalle bombarde nemiche. Vista la particolare conformazione Casperia è un borgo pedonale. In quanto a culinaria Casperia ospita ogni fine agosto la sagra degli stringozzi aspresi, un tipo di pasta lunga fatta con farina e acqua, tipica delle zone umbro laziali, solitamente offerta condita con sughi di carne.

Altamura e il pane D.O.P.

Altamura, una città dell’alta Murgia, in provincia di Bari, venne fondata dai saraceni sfatando il mito che la riconosceva nella città greca di Altilia (altra Troia). Sulle macerie del primo insediamento distrutto dai barbari, Federico II di Svevia costruì un nucleo urbano protetto da un castello e fortificato da poderose mura che ripopolò concedendo speciali franchige che permettevano anche agli ebrei e ai greci di abitare ad Altamura. Fu proprio la diversità culturale delle popolazioni a costituire i differenti tessuti urbani della cittadina. Per esempio le abitazioni intono alla cattedrale di Santa Maria Assunta si svilupparono lungo dei vicoli ciechi, mentre quelle nate intorno a San Nicolò dei Greci, di rito ortodosso, si espansero con una tipologia edilizia a cortile. Tipico della cittadina pugliese è il pane che nel 2005 ha ottenuto la denominazione di origine controllata, il primo prodotto della categoria panetteria e prodotti da forno in Europa a fregiarsi del marchio di denominazione di origine protetta (D.O.P.). Il famoso pane di Altamura viene prodotto esclusivamente in questa zona con farine provenienti dalle aree limitrofe alla città, così ogni forma può fregiarsi del sigillo di garanzia del consorzio di tutela.

scritto da Ilaria D’Ambrosi
Fonte: http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/itinerario-10-borghi-medievali-piu-golosi-ditalia

16 venerdì Gen 2015

shopperI risultati della campagna di monitoraggio effettuata da Legambiente sul rispetto della legge sulle buste di plastica nella grande distribuzione organizzata (GDO) e presentati oggi alla stampa non solo confermano che la violazione della legge 28 del 24 marzo 2012 è un fenomeno di dimensioni rilevanti ma attestano anche la responsabilità di alcuni primari operatori della GDO.

La normativa italiana sulla riduzione del consumo di buste asporto merci monouso consente di ridurre l’inquinamento da plastica, facilita la raccolta differenziata del rifiuto organico e contribuisce a generare progetti industriali nel settore della bioeconomia con importanti ricadute occupazionali. Una legge lungimirante, il cui potenziale di ricaduta economica, sociale e ambientale è purtroppo fortemente limitato da questo stato di grave illegalità”, ha dichiarato Marco Versari, Presidente di Assobioplastiche.

Oggi, di fronte a questa ennesima prova, Assobioplastiche si unisce all’appello di Legambiente affinché le istituzioni e gli organi preposti diano avvio ad azioni di contrasto, per il rispetto di una legge dello Stato e a tutela di quegli operatori della GDO e del piccolo commercio che hanno scelto la strada della legalità”, ha concluso Versari. Assobioplastiche ringrazia Legambiente per il suo operato a favore del rispetto della legge e conferma la sua disponibilità a collaborare con camere di commercio, associazioni di categoria, operatori della distribuzione e del commercio per favorire l’applicazione della normativa.

articolo scritto da Tommaso Tautonico
fonte: http://www.alternativasostenibile.it/articolo/sacchetti-di-plastica-fuori-legge-l-illegalita-e-ancora-molto-diffusa-.html

17 mercoledì Dic 2014

Logo_SingoloI papà che devono gestire il bucato dei propri bambini – perché separati, o perché oggi in molte coppie è proprio l’uomo che perde il lavoro e che si deve improvvisare “mammo” – non sono più un’eccezione.

Papà che non solo devono fare dei “corsi intensivi” per imparare la complessa e variegata arte del cleaning domestico, ma che devono acquisire know-how e informazioni che fino a ieri erano ad appannaggio del solo mondo femminile. Come sapere che i detersivi comuni possono rivelarsi dei pericolosi nemici della pelle, in quanto contengono, in quantità, metalli pesanti come nichel, cobalto e cromo che nonostante il risciacquo rimangono attaccati ai capi lavati per poi sprigionarsi, soprattutto quando si suda, sulla povera pelle, e si sa che quella dei bambini, in questo senso è sempre la più delicata.   I dermatologi, assicurano che possono causare patologie fastidiose quanto anti estetiche, come la DIC (dermatite irritativa da contatto) o la DAC (dermatite allergica da contatto). Il prurito può essere il primo segnale, seguito da rossori, eczemi o nei casi peggiori vere e proprie vescicole. Ma non per tutti i detersivi vale lo stesso discorso. Sul mercato infatti, soprattutto nelle catene specializzate come Acqua & Sapone, Tigotà, Cad o Ipersoap, da alcuni anni, si possono trovare alcuni detersivi certificati ipoallergenici, che garantiscono un’igiene senza rischi per la pelle. Si tratta di prodotti che in alcuni casi, vista la scelta diversa di materie prime, possono costare leggermente di più, ma chi ha sofferto di questi problemi, e in rete si possono trovare tante testimonianze in questo senso, assicura che ne vale assolutamente la pena.

Ovviamente tutto l’anno, ma in particolare nei mesi estivi, quando l’elevata sudorazione, innesca più facilmente quella reazione a catena che libera i metalli pesanti dai capi indossati lasciandoli per ore corrodere la pelle. Per saperne di più si può anche scrivere alla Dott.ssa Adriana Ciuffreda, dermatologa pediatrica milanese, che risponde gratuitamente a qualsiasi domanda in merito a DIC e DAC sul blog www.saperviveremeglio.it.

17 mercoledì Dic 2014

etichettaturaE’ entrato in vigore lo scorso 13 dicembre la nuova normativa europea sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Numerosi i vantaggi per i consumatori: maggiore leggibilità, più chiarezza sugli ingredienti che possono provocare allergie, informazioni obbligatorie sull’origine delle carni e sulla natura specifica dei “grassi vegetali”.

 

Basate sul regolamento europeo 1169/11, le nuove norme sono il frutto di anni di lavoro del Consiglio e del Parlamento europeo, e hanno lo scopo di uniformare la normativa per salvaguardare la salute dei consumatori e, allo stesso tempo, facilitare gli scambi commerciali fra i Paesi dell’Unione. Lo ha ribadito Vytenis Andriukaitis, Commissario europeo per la salute e la sicurezza alimentare: “Le informazioni importanti sul contenuto saranno indicate più chiaramente sulle etichette, aiutando le persone a scegliere in modo informato quali alimenti comprare”. Ecco le principali novità (sintetizzate anche in una infografica):

 

Si migliora la leggibilità: le informazioni dovranno essere ben visibili e la dimensione dei caratteri non inferiore a 1,2 mm.

Sugli alimenti confezionati, gli allergeni dovranno essere evidenziati chiaramente. L’obbligo si estende anche agli alimenti non preconfezionati e a quelli serviti nei bar e nei ristoranti.

Dovrà essere indicata la provenienza delle carni ovine, caprine, suine e avicole (per quelle bovine l’obbligo esiste già).

Sarà riportata la natura specifica di grassi e oli (palma, colza, girasole ecc.) oggi indicati genericamente come “grassi vegetali”.

Sarà indicato chiaramente se un prodotto è decongelato.

Gli alimenti a base di carne o di pesce che sembrano costituiti da un unico pezzo, ma in realtà sono ricavati dall’assemblaggio di diverse parti, dovranno riportare l’indicazione “carne ricomposta” o “pesce ricomposto“.

Tra due anni, esattamente dal 13 dicembre 2016, la tabella con le informazioni nutrizionali, già presente su molti prodotti, sarà obbligatoria per tutti gli alimenti confezionati: dovrà riportare contenuto energetico e contenuto in grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale. La nuova normativa proibisce inoltre l’utilizzo di scritte che potrebbero trarre in inganno il consumatore e nel complesso promette maggiore chiarezza e informazioni più precise.

Fonte: http://www.galileonet.it/2014/12/alimenti-ecco-le-nuove-norme-per-le-etichette/

17 mercoledì Dic 2014

NaturArteII Edizione Dicembre 2014 – Maggio 2015. Musica, trekking naturalistici, tradizioni popolari e degustazioni enogastronomiche, incontri con scrittori, conferenze, concerti, performance teatrali, approfondimenti, racconti, educazione ambientale. Sono questi i principali contenuti di NaturArte, manifestazione realizzata attraverso un co-working istituzionale e progettuale che vede coinvolti la Regione Basilicata ed i quattro parchi del suo territorio: il Parco Archeologico, Storico, Naturale delle Chiese Rupestri del Materano; il Parco di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane; il Parco Nazionale del Pollino e il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val D’Agri Lagonegrese. 

Da dicembre 2014 a maggio 2015continuerà così, dopo il successo della prima edizione, la serie di eventi che mirano a coniugare il turismo alla cultura nelle sue molteplici sfaccettature, coinvolgendo ancheartisti di fama nazionale, sempre nel nome di una rete comune di collaborazione atta a stimolare la fruizione e la conoscenza di una grande realtà naturale della nostra penisola.

Sull’esempio delle “greenways”, nello specifico, NaturArte fin dal suo debutto, nel 2013, ha dimostrato di non essere una delle tante rassegne-contenitore, bensì un vero e proprio strumento di promozione e valorizzazione territoriale, mettendo in scena, da protagonisti, gli angoli più suggestivi della regione, i suoi borghi, le sue comunità e i suoi parchi più affascinanti: ambienti naturali e rurali ancora poco antropizzati e di una sorprendente bellezza, celebrando il paesaggio e l’identità stessa della Basilicata.

Il suo vasto programma di eventi, che ha precedentemente ospitato decine di laboratori artigianali, attività ricreative e mercatini di prodotti tipici a “km 0”, visite guidate e passeggiate in compagnia di guide esperte, quest’anno si rinnova secondo un principio di destagionalizzazione che tende a far vivere i magici luoghi lucani anche nei mesi non estivi, durante i fine settimana, con l’integrazione di alcuni appuntamenti riservati alle scolaresche (di lunedì) sul tema dell’educazione ambientale.

Tra gli eventi in calendario, le esibizioni dell’arpista Giuliana De Donno, fondatrice della Scuola di Arpa Popolare di Viggiano, la musica antica di Graziano Accinni, i Cooking show dei migliori chef della Basilicata, il teatro civile di Ulderico Pesce, i concerti diPeppe Voltarelli e Richard Galliano, il trekking in notturna e quello letterario con le favole narrate da Giuseppe Cederna, l’Orchestra della Murgia Materana diretta daBruno Tommaso, gli incontri su tema architettura e beni culturali e molto altro…

Tanti i luoghi coinvolti, tra Natura e Cultura: dal Parco Archeologico del Grumentum al Massicco del Sirino, dalle case tipiche ospitanti scambi di libri ai rifugi in montagna approdo di escursioni con guida, il tutto condividendo con la comunità di un’intera regione un’unica visuale sulla tutela della biodiversità e dell’accoglienza.

Un progetto complesso, ma tutto da vivere, coordinato dai rappresentanti culturali degliEnti dei quattro Parchi di Basilicata e da funzionari dell’Ufficio Parchi, Biodiversità e Tutela della Natura del Dipartimento Ambiente e Territorio, Infrastrutture, Opere Pubbliche e Trasporti della Regione Basilicata, e che vede agire sul molteplici attori tra i quali gli stessi Parchi, i CEAS presenti sul territorio, le Pro Loco, le guide ambientali, artisti ed artigiani locali.

Si comincia il 12 dicembre, a Marsico Nuovo, con un week-end sul tema “Il Natale delle biodiversità” ricco di degustazioni dei prodotti tipici, itinerari archeologici, sfilate tradizionali e molteplici iniziative per vivere la storia in modo diverso.

Maggiori info al sito:
www.naturartebasilicata.it  

Fonte: http://www.alternativasostenibile.it/articolo/naturarte-sui-sentieri-dei-parchi-della-basilicata-dicembre-2014-maggio-2015-.html

 

17 mercoledì Dic 2014

Adottandone uno, non lasceremo soli i piccoli ‘orfani’ di tigre, orango, elefante, lupo, orso. ADOTTA un cucciolo perché possa sopravvivere e tornare in naADOZIONIWWF_KIT2tura. REGALI SOLIDALI su Pandagift: per ogni dono si contribuisce ai progetti di conservazione del WWF.

Il Natale del WWF quest’anno è dedicato ai piccoli delle specie a rischio rimasti orfani a causa dei bracconieri, come tigri, oranghi, elefanti, orsi e lupi che il WWF invita ad adottare simbolicamente per consentire loro di sopravvivere grazie alle cure di esperti e tornare un giorno in libertà. Gli esemplari adulti di queste specie, infatti, sono ancora oggetto di bracconaggio, un crimine che sta portando all’estinzione intere popolazioni e che alimenta un giro di affari illegale di oltre 23 miliardi di dollari. Una volta uccisi gli adulti, i cuccioli vengono lasciati in vita perché di ‘scarso interesse’ commerciale per i criminali di natura.

Quando i bracconieri spezzano i legami tra cuccioli e mamme o altri adulti decidono anche del destino dell’intera specie: le cure parentali sono, infatti, fondamentali per la formazione degli esemplari giovani e per la loro sopravvivenza. In tantissime specie, infatti, il ruolo dei genitori e, soprattutto, quello della madre è importantissimo e spesso viene esercitato per periodi molto lunghi come accade tra gli oranghi. Grazie alle cure delle mamme o di interi nuclei familiari che comprendono altre femmine, come nel caso degli elefanti, o addirittura di altri subadulti con vere e proprie aree di gioco, è il caso dei lupi, i cuccioli imparano a conoscere il proprio ambiente, a nutrirsi e cacciare, a formarsi nelle dimensioni relazionali e sociali con gli altri individui della propria specie. Le cure parentali permettono ai cuccioli anche di imparare a difendersi dai pericoli e dalle minacce. Purtroppo sono centinaia i piccoli orfani di elefanti, tigri e lupi che ogni anno in tutto il mondo vengono aiutati e curati dai rangers WWF per tornare un giorno alla vita della foresta.
Regalare un’adozione significa sostenere l’impegno sul campo di queste persone, veri e propri angeli custodi che dedicano la propria vita a combattere il bracconaggio. Sul sito del WWF è possibile adottare un cucciolo delle specie individuate come più a rischio e conoscere anche le tante storie dei ranger WWF che hanno salvato i piccoli animali. Simbolo dell’adozione sarà un tenero peluche della specie scelta, realizzato senza PVC, che verrà recapitato al destinatario del regalo insieme a un Certificato di Adozione personalizzato e la lettera di ringraziamento di Fulco Pratesi e una shopper. Anche lo smartphone diventerà più ‘selvaggio’ con gli speciali download tra cui screensaver, wallpaper, firma digitale e l’esclusiva App “WWF Adozioni” per Iphone e Android con contenuti speciali, tra cui l’identikit della specie scelta con le informazioni sulle minacce e le azioni del WWF e i risultati dei progetti da condividere sui social.
PANDA GIFT, VAI SU http://pandagift.wwf.it/
Non solo cuccioli: se si vuole mettere sotto l’albero un regalo solidale più ‘classico’ la scelta proposta dal WWF è ampissima: dai calendari alle magliette, alla cartoleria fino alla linea per bambini e giochi. Tutti i regali solidali sono creati con materiali e processi di produzione ecosostenibili, nel pieno rispetto dell’ambiente e di coloro che li hanno realizzati. Ogni dono finanzia i progetti di conservazione del WWF per la tutela dell’ambiente e delle specie a rischio.

Articolo di Marilisa Romagno

Fonte: http://www.alternativasostenibile.it/articolo/a-natale-il-cuore-del-wwf-batte-per-i-cuccioli-.html

05 venerdì Dic 2014

  • La smart city Fujisawa sviluppata in collaborazione con Panasonic vorrebbe diventare un modello di sviluppo urbano sostenibile, alimentato da energia pulita, car free e ad emissioni zero. E’ stata finalmente inaugurata la smart city Fujisawa Sustainable Smart Town (SST), la città ad alta sostenibilità costruita nella periferia di Tokyo grazie ad un consorzio guidato da Panasonic. Completamente car free, la smart city giapponese è composta esclusivamente da villette unifamiliari ad energia zero, con pannelli solari e fotovoltaici, sistemi di accumulo dell’energia, domotica per il controllo dei consumi e la gestione intelligente dell’energia, illuminazione al LED e involucri edilizi altamente coibentati e ad alte prestazioni. Qualche mese fa si sono trasferiti i primi residenti di Fujisawa Sustainable Smart Town passando ufficialmente dalla fase di costruzione alla fase operativa durante la quale la città inizierà ad espandersi come qualsiasi altra città, ma attraverso l’attenzione all’ambiente e investendo come massima priorità sullo stile di vita degli abitanti.Fujisawa-Sustainable-Smart-Town-SST-1

Con l’obiettivo di trasformarsi in una vetrina di tecnologie ecoefficienti, il cuore pulsante della smart city Fujisawa è identificato con una vera e propria piazza centrale, suddivisa in cinque strutture che avranno il compito di diffondere ai cittadini ed ai visitatori tutte le informazioni relative ai servizi essenziali della smart city: l’energia, mobilità, sicurezza, salute e socialità.

Nella Fujisawa Square trova posto anche il centro di controllo dell’intera comunità incaricato di mantenere sotto controllo i consumi ed assicurarsi la funzionalità di tutti i servizi, dove confluiranno tutti i dati di sviluppo e le eventuali problematiche, per arrivare a sviluppare un modello di città intelligente perfettamente esportabile.

Fujisawa Sustainable Smart Town SST 4

MOBILITA’ SOSTENIBILE – Tra i molti aspetti interessanti della città, l’idea di vietare completamente l’accesso ai veicoli tradizionali è forse una delle caratteristiche più particolari. I residenti ed i visitatori potranno fare affidamento su una flotta di veicoli elettrici tra i più innovativi e su una rete capillare didistributori ad energia solare per la ricarica di scooter, auto e biciclette elettriche, messe a disposizione dalla città stessa.

 

Fujisawa Sustainable Smart Town SST2

LIFESTYLE – L’obiettivo della città ovviamente quello di migliorare la qualità della vita dei residenti, anche attraverso numerose aree verdi diversificata a seconda dell’utente finale (giochi per bambini, orto botanico, una piccola foresta, ecc), strutture sociali per promuovere l’integrazione della comunità, centri per il benessere e lo svago e la copertura wi-fi totale della città attraverso la quale i residenti potranno dialogare con l’autorità locale sottolineando problemi da risolvere o semplicemente monitorando i numerosi dati forniti in tempo reale sull’energia, sulla qualità dell’aria, sull’efficienza dei servizi, ecc..

Casa modello  -Fujisawa Sustainable Smart Town SST 1

SICUREZZA – Presupposto fondamentale di Fujisawa Smart Town è la sicurezza. Un centro di vigilanza attivo 24 ore su 24 sarà connesso son tutta la città attraverso molteplici videocamere e allarmi, assicurando la possibilità di vivere la città a qualsiasi ora del giorno o della notte senza timori.

Fujisawa Sustainable Smart Town SST 3

Al pari di qualsiasi città, Fujisawa Sustainable Smart Town  ha già in progetto di espandersi nelle aree limitrofe, aumentando il numero di residenze e soprattutto aprendosi a qualsiasi tipo di nuova soluzione tecnologica green che le aziende partner e non proporranno di sviluppare all’interno della città.

Fonte: www.rinnovabili.it

05 venerdì Dic 2014

In Turchia la Smart Recycling Boxes, in cambio di bottiglie vuote, dà crocchette e acqua a cani e gatti. Il costo degli alimenti è coperto dal riciclo

Crocchette e acqua per cani e gatti randagi in cambio di bottiglie vuote. In Turchia riciclare la plastica non solo aiuta a difendere l’ambiente, ma è un gesto che consente di sfamare gli amici a quattro zampe che non hanno una casa. L’idea, riporta il sito www.inabottle.it, è venuta a un’azienda, la Pugedon, che ha messo a punto la Smart Recycling Box. Si tratta di un particolare macchinario che, oltre a raccogliere le bottiglie vuote, consente di svuotare anche l’acqua residua della bottiglia per distribuirla agli animali.
ratiocropUn’azienda di Istanbul ha messo a punto la Smart Recycling Box, una speciale macchina che eroga cibo e acqua per gli amici a quattro zampe in cambio dell’inserimento di bottiglie di plastica da riciclare
La Smart Recycling Box segue il fenomeno del ‘reverse vending’, una modalità di raccolta dei rifiuti in cui chi ricicla riceve un incentivo economico. I benefici di questo distributore sono duplici: da un lato è un incentivo a favorire il riciclo e dall’altro cerca di trovare una soluzione anche al randagismo. Il prezzo del cibo viene coperto dal valore delle bottiglie inserite e destinate poi al riciclo.

Come riporta il Time, la questione della gestione dei cani randagi nelle città internazionali è venuto
alla luce durante le Olimpiadi invernali di Sochi 2014, quando centinaia di cani randagi sono stati uccisi. Partendo da questo problema e con l’intento di trovare una soluzione, si è arrivati a progettare la Smart Recycling Boxes, che sta attenta all’ambiente e ai nostri amici.

Fonte: http://m.repubblica.it/mobile/r/sezioni/ambiente/2014/12/03/news/cibo_e_acqua_per_animali_randagi_lo_distribuisce_il_raccoglitore_di_bottiglie_di_plastica-102044306

24 lunedì Nov 2014

stazione spaziale

In orbita intorno alla Terra, in condizioni di microgravità, la stazione spaziale internazionale è un laboratorio unico nel suo genere per esperimenti in ogni campo.

“Avamposto della colonizzazione dello spazio, laboratorio di ricerca scientifica unico nel suo genere, luogo di sperimentazione delle tecnologie più avanzate,” sono queste le parole con cui il sito dell’Agenzia Spaziale Italiana descrive la stazione spaziale internazionale (ISS), “il più importante programma di cooperazione internazionale mai intrapreso in campo scientifico e tecnologico”.

La stazione spaziale, abitata dal 2000, è un laboratorio scientifico in orbita intorno alla Terra che ospita esperimenti di medicina, biologia, fluidodinamica, scienze dei materiali, fisica delle particelle, meteorologia e astronomia a cui contribuiscono più di 69 nazioni, condotti in ambiente di microgravità. Uno dei vantaggi della stazione spaziale rispetto a veicoli senza equipaggio è la possibilità di fare manutenzioni e aggiungere negli anni nuovi esperimenti e nuovi strumenti; per esempio Samantha Cristoforetti  che ha portato a bordo anche una stampante 3D e una macchina per il caffè.

La ISS è principalmente un banco di prova per future missioni spaziali di lunga durata. A bordo si sviluppano nuove tecnologie e si testano gli effetti sul corpo umano della vita nello spazio, in vista di missioni oltre l’orbita terrestre. Sono moltissimi però gli studi che guardano verso il pianeta Terra e non solo verso Marte. Alcuni di questi sono raccolti in un video e una pubblicazione dal titolo inequivocabile: ISS Benefits for Humanity, dove si trovano storie di applicazioni terrestri delle ricerche svolte a bordo della ISS: dai bracci robotici in chirurgia, al miglioramento delle tecnologie per la depurazione dell’acqua nel Messico rurale.

Medicina – Molti fra gli esperimenti sono in ambito biologico e medico. Sempre sul sito dell’ASI leggiamo che “l’obiettivo strategico della ricerca spaziale nel settore delle scienze della vita è di consentire la vita umana nello spazio.”

Se per future missioni spaziali, magari su altri pianeti, è indispensabile studiare gli effetti della microgravità sul corpo umano  e comprendere i meccanismi di adattamento all’ambiente spaziale, altre ricerche hanno importanti ricadute per chi resta sulla Terra, come gli studi sul sistema immunitario e sui vaccini (ne avevamo parlato qui e qui), oppure il progresso della telemedicina, che può essere sfruttata sia da chi vive nello spazio, sia da chi abita in zone isolate della Terra.

Sulla ISS, gli organismi viventi sono sottoposti a tre condizioni anomale: microgravità, isolamento e un maggior livello di radiazioni cosmiche. Questo ambiente offre una possibilità unica per studiare problematiche mediche relative a malattie legate all’età o all’immobilità. Molte ricerche sono focalizzate su malattie cardiovascolari, problemi di ossa e cartilagini, o atrofia muscolare, visto che nello spazio i muscoli tendono a perdere peso, costringendo gli astronauti a un costante esercizio fisico. Anche gli aspetti psicologici sono tenuti sotto costante osservazione, come pure l’influenza che ha sui ritmi circadiani la vista di 16 albe e 16 tramonti ogni giorno.

Fisica – La stazione spaziale è un laboratorio privilegiato anche per molti esperimenti di fluidodimamica, fisica delle particelle, astrofisica e cosmologia. Grosse aspettative vengono da Alpha Magnetic Spectrometer, un rivelatore di particelle di 7 tonnellate portato tre anni fa a bordo della ISS per cercare antimateria e materia oscura misurando con grande precisione la composizione dei raggi cosmici (qui avevamo raccontato la partenza dell’esperimento).

Gli studi di fisica dei fluidi sfruttano i vantaggi della microgravità per mescolare i fluidi senza tenere conto del loro peso, riuscendo quindi a studiare cocktail impossibili da creare sula Terra. Utilizzando l’assenza di peso e le temperature bassissime all’esterno della stazione, si cerca inoltre di capire qualcosa di più sui superconduttori, mentre la presenza a bordo di una fornace in grado di raggiungere i 1400°C permette di studiare la solidificazione dei metalli in condizioni di microgravità, con risultati che potrebbero essere utili per realizzare leghe di alluminio sempre più efficienti.

Osservazioni – Guardando al di fuori della stazione spaziale si osserva lo spazio, ma anche la Terra. Gli astronauti raccolgono dati climatici e ambientali, e sono testimoni privilegiati di eventi come eruzioni vulcaniche o terremoti. Anche in questo caso la presenza di un equipaggio è un grande vantaggio, poiché garantisce la flessibilità necessaria per l’osservazione di avvenimenti inattesi. Dalla ISS si guardano anche pascoli e aree coltivate con ISSAC (ISS Agricultural Camera), le cui immagini arrivano in pochi giorni  agli agricoltori, aiutandoli nella gestione dei campi e nella pianificazione delle irrigazioni e della somministrazione di fertilizzanti e pesticidi.

Fonte: http://oggiscienza.wordpress.com/2014/11/20/la-scienza-della-stazione-spaziale/