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01 lunedì Feb 2016

bicicletta_xin-kvuC--1280x960@Produzione“Da martedì l’Italia sarà un po’ più verde, entrano in vigore definitivamente le norme del Collegato ambientale. Le molte misure introdotte alla Camera e al Senato, nel lungo percorso parlamentare, ci parlano di un’Italia più attenta all’ambiente e alla salute dei cittadini e che punta sulla green economy e l’economia circolare. Certo sono misure non sufficienti ed esaustive, ma rappresentano un primo passo e seguono la strada indicata dalla Cop21 di Parigi“. Così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, a proposito dell’imminente entrata in vigore, il prossimo 2 febbraio, del Collegato Ambientale.

Si tratta delle ‘Disposizioni in materia di ambiente per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali’ della legge 221 del 28 dicembre 2015 e pubblicata in Gazzetta ufficiale il 18 gennaio scorso. “In molti casi saranno necessari decreti attuativi del ministero dell’Ambiente, che mi auguro siano già in cantiere, per avviare quanto prima questa piccola rivoluzione verde”, spiega Realacci.

“Altre misure importanti sono, invece, immediatamente operative, tra le quali troviamo: gettare cicche di sigarette per terra e altri piccoli rifiuti sarà sanzionato con pesanti multe sino a 300 euro, uno stimolo per il nostro senso civico; non si possono più pignorare gli animali da compagnia, a partire da cani e gatti, una pratica priva di senso a cui si mette fine grazie a un impegno condiviso con Tessa Gelisio e la Lega Nazionale per la difesa del cane; sarà finalmente riconosciuto l’incidente in itinere anche a chi va al lavoro con la bicicletta, una norma attesa da tempo dalle numerose associazioni di ciclisti, Fiab e Salvaiciclisti in primis”, elenca Realacci.

Ancora: “Più sicuri verso le ‘carrette del mare’, i proprietari che causano inquinamento marino dovranno rispondere anche in base all’inadeguatezza dell’imbarcazione rispetto al carico trasportato; razionalizzazione della raccolta dei dati ambientali, per avere sempre informazioni complete e aggiornate; più green economy anche nella pubblica amministrazione, con la promozione degli appalti ‘verdi’ e dei ‘criteri minimi ambientali’ negli acquisti (pc, carta, pulizie, mense)”.

“Anche i semafori consumeranno meno energia con la progressiva introduzione delle lampade a basso consumo – continua Realacci – diventa più facile la pratica del ‘baratto’, lo scambio di beni usati; le piccole isole disporranno di maggiori risorse per la cura del territorio e la raccolta dei rifiuti, potendo aumentare sino a 5 euro il contributo di sbarco; sul fronte energetico si allarga la possibilità di autoprodurre energia elettrica da fonti rinnovabili con la rimozione del tetto di 20MWe”.

Il presidente della Commissione Ambiente illustra poi “i provvedimenti che necessitano dei decreti attuativi”: cioè “stimoli per l’economia circolare, che prevedono, tra l’altro disincentivi per lo smaltimento in discarica; incentivi alle imprese per la prevenzione e la riduzione della produzione di rifiuti e l’utilizzo di materie riciclate; una maggiore vigilanza sui cicli di smaltimento dei rifiuti”.

E ancora: “brutte notizie per l’abusivismo, vengono semplificate le procedure e stanziati 10 milioni per l’abbattimento dei manufatti abusivi; per la mobilità sostenibile, invece, ci sono 35 milioni per i Comuni per nuovi progetti, in particolare per i percorsi casa-scuola e casa-lavoro e l’istituzione nelle scuole del mobility manager”. Insomma, conclude, “si tratta di un ‘pacchetto ambientale’ a tutto campo che contribuirà a fare dell’Italia un Paese un po’ più pulito, efficiente e ‘green'”.

Fonte: ADN KRONOS
http://www.adnkronos.com/sostenibilita/in-pubblico/2016/01/30/dalle-multe-per-cicche-alla-mobilita-sostenibile-italia-diventa-piu-verde_Sg5A5b88PNoVw6vfQNhRuN.html

01 lunedì Feb 2016

130994_img_newsPiù pedali e più ricarichi il cellulare, il pc portatile, l’Ipad. Nell’aeroporto olandese di Schiphol, ad Amsterdam, infatti, l’azienda WeWatt ha creato delle moto-stazioni di ricarica per smartphone e tablet. Tutto quello che basta fare è sedersi sullo sgabello fatto di materiali ecosostenibili e pedalare. In mezz’ora si può ricaricare completamente il telefono e nel frattempo approfittare per fare sport e movimento, producendo green energy. E questo, se si è stati tutto il giorno a spasso per la città e si è raggiunto di corsa l’aeroporto, niente panico se il vostro boarding pass elettronico è sullo smartphone e…il telefono scarico! Una soluzione perfetta ai tre problemi dei giorni nostri: smartphone-dipendenza, vita sedentaria e inquinamento.
L ’aeroporto di Amsterdam non è l’unico luogo in cui poter trovare le stazioni di ricarica WeBike, sono presenti anche alla stazione ferroviaria di Parigi Gare de Montparnasse, all’aeroporto di Bruxelles e in numerose università e stazioni metro di tutta Europa.

Fonte: ADN KRONOS/TRAVELNEWS24
http://www.adnkronos.com/magazine/turismo/2015/12/29/webike-soluzione-salutare-per-ricaricare-smartphone-negli-aeroporti-amsterdam-bruxelles_mc9nffrTSalZmw7DVUCeBM.html

01 lunedì Feb 2016

infermiera_ospedale_FTGSono 4 gli ospedali più ‘certificati’ d’Italia (certificazione Joint Commission International, tre Bollini rosa ‘Ospedale a misura di donna, certificazione Iso e altre): l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo (Lombardia), l’Istituto europeo di oncologia di Milano (Lombardia), l’Istituto Gianna Gaslini di Genova(Liguria) e l’Humanitas Centro catanese di oncologia di Catania (Sicilia). A rivelarlo è una sorta di nuova ‘guida Michelin’ della salute: basta cercare, in un’apposita lista di patologie, la propria malattia ed ecco che il portale www.doveecomemicuro.itindica l’ospedale o la struttura anche privata più vicina a casa e che vanta i migliori risultati clinici. Dove è possibile curarsi con maggiori probabilità di successo.

Il sito è disponibile dal primo febbraio 2016 all’indirizzo www.doveecomemicuro.it, con una grafica snella e reattiva, facile da navigare anche su tablet e smartphone. Oggi ‘Dove e come mi curo’ riparte infatti dopo una fase di rodaggio e sfruttando l’esperienza e le informazioni ottenute in due anni di lavoro ha raccolto, verificato e inserito nel database i dati di più di 1.300 strutture sanitarie nazionali accreditate, per un totale di oltre 300.000 informazioni aggiornate.

Per garantire un giudizio imparziale e dar maggior lustro alle eccellenze, un team di professionisti coadiuvati da un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica di Roma, ha individuato 65 indicatori di qualità clinica. Tra le fonti, il Programma nazionale valutazione esiti di Agenas-ministero della Salute.

Ecco una sintesi di alcuni degli indicatori di qualità clinica più rappresentativi e delle strutture sanitarie del territorio nazionale:

– SALUTE DELLA MAMMA E DEL BAMBINO. Gli ospedali più virtuosi si trovano in Piemonte, Sant’Anna (7497 parti l’anno), in Lombardia, ospedale Maggiore Policlinico (6130), e nel Lazio, San Pietro Fatebenefratelli (4339).

– PARTO CESAREO. Il valore soglia che segnala le strutture con una performance migliore è 20,27. Gli ospedali più virtuosi per questo indicatore sono l’ospedale Vittorio Emanuele III (5,2) in Lombardia, l’ospedale di Palmanova (6,06) in Friuli Venezia Giulia e il presidio ospedaliero Alessandro Manzoni (7,38) in Lombardia.

– INFARTO. Per analizzare la gestione di un caso si prende in considerazione il tasso di mortalità a 30 giorni dal ricovero. I più virtuosi sono l’ospedale Civile d’Agri (1,48) in Basilicata, lo Stabilimento San Bartolomeo di Sanzana (1,82) in Liguria e il presidio ospedaliero San Giacomo d’Altopasso (1,91) in Sicilia. Le strutture con tutti gli indicatori che seguono lo standard nazionale sono: presidio ospedaliero Molinette in Piemonte, ospedale Bassini in Lombardia, azienda ospedaliera universitaria Senese in Toscana, ospedale San Salvatore nelle Marche, presidio ospedaliero Giovanni Paolo II in Sicilia, presidio ospedaliero V. Cervello in Sicilia.

– TUMORI. Per il tumore del colon la performance è misurata sulla base della mortalità a 30 giorni dall’intervento. I tre ospedali più virtuosi per questo indicatore sono il Policlinico di Monserrato (0,54) in Sardegna, il Sacco (0,59) in Lombardia e l’ospedale di Circolo (0,63) in Lombardia. Un altro indicatore è il volume annuale di ricovero per intervento chirurgico. Le strutture migliori in questo caso sono il Policlinico universitario Gemelli nel Lazio, l’azienda ospedaliero universitaria Pisana in Toscana e il presidio ospedaliero Molinette in Piemonte.

Per il cancro al polmone, la performance ospedaliera è misurata sulla base della mortalità a 30 giorni dall’intervento e gli ospedali più virtuosi sono l’Azienda ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo-ospedale Santa Croce (0,49) in Piemonte, il San Gerardo (0,5) in Lombardia e l’ospedale Ceccarini di Riccione (0,52) in Emilia Romagna. Per il volume annuale di ricovero per intervento chirurgico, sono l’Istituto europeo di oncologia (462) in Lombardia, l’Istituto nazionale dei tumori (353) in Lombardia e l’ospedale di Padova (286) in Veneto.

Fonte ADN KRONOS SALUTE
http://www.adnkronos.com/salute/sanita/2016/02/01/ecco-ospedali-migliori-italia-dice-michelin-della-salute_WOUW1hTfGtkLj1RhFsMu3H.html

11 lunedì Gen 2016

impianto-fotovoltaicoIva al 10% e detrazione Irpef del 50%: scopri tutte le agevolazioni fiscali per chi acquista un impianto fotovoltaico residenziale.

Dopo i vari Conti Energia, attualmente c’è un po’ di confusione sulle agevolazioni fiscali per chi acquista dei pannelli solari da installare sul tetto della propria abitazione. E tuttavia si tratta di un argomento che è molto importante approfondire: il costo iniziale di un impianto fotovoltaico residenziale è elevato, motivo per cui bisogna considerare tutti gli aspetti di questo investimento. In particolare, sapere che negli anni è possibile recuperare parte di quanto speso potrebbe servire da incentivo a chi, pur volendo dare una mano all’ambiente, non possiede la liquidità necessaria a coprire autonomamente le spese di acquisto delle celle solari ad uso domestico. In questi casi, segnaliamo che esistono soluzioni di finanziamento agevolate pensate proprio per il fotovoltaico, utili per coprire fino al 100% della spesa da sostenere. Per ulteriore approfondimento sull’argomento segnaliamo questa guida sui prestiti per il fotovoltaico realizzata dagli esperti di SuperMoney, il comparatore online.

Conto Energia, che fine ha fatto?

Con l’espressione Conto Energia si identificano tutte le varie ondate di incentivi statali per l’acquisto di impianti per la produzione di energia pulita, attuate in scia alla direttiva comunitaria 2001/77/CE nel periodo 2005-2013.  L’idea era quella di favorire l’adozione di sistemi domestici per la produzione di energia pulita, remunerando per i 20 anni successivi all’acquisto sia l’energia prodotta e immessa in rete sia quella autoconsumata, permettendo quindi un rientro parziale delle spese sostenute per l’investimento.

Dopo il 2013, però il Conto Energia non è stato più rinnovato, motivo per cui ora non esistono veri e propri incentivi statali per chi vuole acquistare dei pannelli solari domestici. Rimangono, tuttavia, alcune agevolazioni fiscali che vale comunque la pena considerare come punti a favore di un investimento nel fotovoltaico domestico.

 Fotovoltaico residenziale, tutte le agevolazioni fiscali

Chi sceglie di acquistare un piccolo impianto solare residenziale gode innanzitutto dell’Iva agevolata al 10%, anziché al 22%. Inoltre, è possibile approfittare della detrazione Irpef del 50% sul costo totale dell’impianto, da spalmare sui 10 anni successivi all’acquisto. Concretamente, quindi, è possibile rientrare del 50% delle spese sostenute nel decennio successivo all’investimento. Il rimborso avviene in rate annuali dall’importo fisso. Se ad esempio si è acquistato un impianto fotovoltaico residenziale da 4,5 kW di potenza, pagandolo circa 10.000 euro, per i dieci anni successivi all’acquisto si percepirà un rimborso di circa 500 euro l’anno, utili per rientrare complessivamente della metà di quanto speso inizialmente, ovvero 5.000 euro.

Fonte: http://www.rinnovabili.it/energia/fotovoltaico/agevolazioni-pannelli-solari-666/

11 lunedì Gen 2016

cani-ufficio-italia-aziende-1Andare in ufficio portando con sé anche il proprio cane, se adottato in un canile: questa la proposta avanzata da un consigliere del Comune di Torino e rivolta ai dipendenti. Un’iniziativa che non solo si pone l’obiettivo di svuotare i canili ma cerca anche di andare incontro alle esigenze di tutti coloro che sono disponibili all’adozione ma, allo stesso tempo, desistono per timore di dover lasciare l’animale per troppo tempo da solo a casa.

CANI IN AZIENDA –

I cani, sono animali sociali e, se lasciati a casa da soli per troppo tempo, soffrono il distacco dal proprio padrone e per paura possono agitarsi e distruggere il divano o altri oggetti come spesso accade o, peggio ancora, abbaiare disturbando i vicini e provocando così litigi.

GATTI IN UFFICIO A TOKYO –

Ed è anche per questo motivo che numerose aziende in Italia hanno introdotto la possibilità per i dipendenti di portare con sé in ufficio i propri amici a quattro zampe, un’abitudine già molto diffusa in numerosi paesi. Ad esempio, solo qualche tempo fa, vi abbiamo parlato della Ferray Corporation, l’azienda di Tokyo che, per combattere lo stress dei dipendenti e incrementarne la produttività, ha pensato bene di assumere ben nove gatti.

Sono numerosi infatti gli studi che dimostrano che condividere l’ambiente di lavoro con cani e gatti abbia un’influenza positiva sui dipendenti: diminuisce i livelli di stress, favorisce la socializzazione e la collaborazione tra colleghi e quindi anche la produttività. Tra le aziende americane che acconsentono l’ingresso in ufficio anche a cani e gatti vi sono Amazon e Google.

PORTARE IL CANE IN UFFICIO: ECCO LE AZIENDE ITALIANE IN CUI È POSSIBILE –

Ma non solo in America: anche nella sede milanese di Google è possibile portare il proprio cane con sé in ufficio. A volte fanno capolino anche in sala riunioni. E i cani sono ammessi in ufficio anche allaNintendo Italia con sede a Vimercate. L’azienda, in particolare, ha lanciato i cosiddetti “Pet Friday” ossia i venerdì aperti ai cani in cui tutti i dipendenti possono portare con sé il proprio animale domestico. Succede così che vi sono venerdì super affollati in cui gli ospiti sono davvero tanti e venerdì più tranquilli in cui sono pochi. In ogni caso, data la mancanza di spazi verdi o esterni in cui far circolare i cani in piena sicurezza, per ora gli animali rimangono in ufficio o la mattina o il pomeriggio in modo da andare incontro anche alle loro esigenze.

CANI IN UFFICIO A PURINA –

E anche Purina, la nota azienda che produce alimenti per animali, da qualche anno ha avviato Pets@work, l’iniziativa che valorizza la relazione fra persone e animali domestici anche sul posto di lavoro. Agli ospiti a quattro zampe è stata dedicata anche la costruzione di una piccola area tutta per loro. E nella sede di Mars Italia, ad Assago, una volta al mese, si svolge il “Pet friendly day”, una giornata in cui tutti i dipendenti possono portare con sè in ufficio il proprio amico a quattro zampe.

IL PROGETTO DOG HOSPITALITY DI ELISABETTA FRANCHI –

E ancora, anche la nota stilista Elisabetta Franchi, animalista e grande sostenitrice di una moda cruelty free che rispetti gli animali (per la realizzazione dei suoi capi ha rinunciato a pellicce, piume d’oca, angora e altre componenti di origine animale), ha aperto le porte della sua azienda ai cani dei dipendenti. Grazie al progetto “Dog Hospitality”, tutti i dipendenti possono portare con sé al lavoro il proprio cane: e quando suona la campanella della pausa pranzo, tutti in mensa dove li aspetta qualche appetitoso bocconcino.

Fonte: http://www.nonsprecare.it/cani-ufficio-italia-aziende

02 mercoledì Dic 2015

GinoStrada“Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili. Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini”. Così parla della guerra, una “malattia mortale che deve essere abilita”, il chirurgo Gino Strada, fondatore di Emergency, che a Stoccolma ha ricevuto il Nobel alternativo davanti al Parlamento svedese: ilPremio Right Livelihood concepito per ‘onorare e sostenere coloro che offrono risposte pratiche ed esemplari alle maggiori sfide del nostro tempo’.

Strada, fanno sapere da Emergency, ha ricevuto il riconoscimento “per la sua grande umanità e la sua capacità di offrire assistenza medica e chirurgica di eccellenza alle vittime della guerra e dell’ingiustizia, continuando a denunciare senza paura le cause della guerra”. Quest’anno la Fondazione ha ricevuto ed esaminato 128 proposte da 53 paesi. A partire da oggi i Laureati del Premio Right Livelihood sono 162 e provengono da 67 paesi diversi. È la prima volta che il Premio viene dato a un cittadino italiano. Parlando davanti ai parlamentari svedesi, Strada ha fatto un appello speciale alla comunità internazionale: “Io sono un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili”.

“È quindi questo ‘il nemico’? Chi paga il prezzo della guerra? Ogni volta, nei vari conflitti nell’ambito dei quali abbiamo lavorato, indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che l’uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra”.

La stessa Emergency, racconta Strada, “non deriva da una serie di principi e dichiarazioni. È stata piuttosto concepita su tavoli operatori e in corsie d’ospedale. Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare. Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il 60% nella seconda. E nei 160 e più conflitti rilevanti che il pianeta ha vissuto dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con un costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afgano”.

Sessanta anni dopo, “ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russel-Einstein: “Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?”. È possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano? Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero – ammette Strada – ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro. Come le malattie – sottolinea – anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare”.

La maggiore sfida dei prossimi decenni dunque “consisterà nell’immaginare, progettare e attuare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino al completo abbandono di questi metodi. La guerra, come le malattie mortali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente. L’abolizione della guerra è il primo e indispensabile passo in questa direzione.Possiamo chiamarla ‘utopia’, visto che non è mai accaduto prima. Tuttavia, il termine utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilità non ancora esplorata e portata a compimento. Dobbiamo convincere milioni di persone – conclude – del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile”.

Fonte: http://www.adnkronos.com/salute/2015/11/30/guerra-come-una-malattia-mortale-deve-essere-abolita-nobel-alternativo-gino-strada_x0c7boCz2CqVw7PI8xp02L.html

02 mercoledì Dic 2015

Su trasparenza e revisione periodica limiti a gas serra

Cambiamenti climatici, lo scenario dell'Onu © Ansa

La Cop 21, ha aggiunto, non può solo “servire gli interessi dei più potenti”, ma dovrebbe ascoltare anche i più vulnerabili, tra cui i molti ‘paradisi’ tropicali e polinesiani che potrebbero presto diventare una fucina di rifugiati climatici. Parole che rimarcano l’importanza che questi Stati insulari, raggruppati nella Alliance of Small insular States (Aosis) stanno acquisendo in questa Conferenza sul clima, dove, dopo l’impulso politico dato dai leader, si è aperta la fase più tecnica delle trattative. Anche la Commissione europea ha voluto fare di questi Paesi dei partner privilegiati, cosciente di quanto le questioni climatiche siano cruciali per la loro sopravvivenza. Sarebbero proprio alcuni di questi Paesi, secondo fonti vicine ai negoziati, a chiedere che gli obiettivi sul contenimento del riscaldamento globale siano più ambiziosi, e parlino non più di non superare i due gradi ma di fermarsi a un grado e mezzo. La differenza può sembrare trascurabile, sottolinea la stessa fonte, ma per le cosiddette ‘piccole isole’ rappresenta la soglia tra restare emerse o finire sott’acqua. Su questo come su altri temi, dalla climate finance ai sistemi di monitoraggio del rispetto degli impegni, in questa prima settimana avanza il ‘lavoro di drafting’, ovvero di revisione del testo dell’accordo, di cui si dovrebbe avere una bozza entro mercoledì della prossima settimana in vista della chiusura dell’11 dicembre.

Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2015/11/28/al-via-la-conferenza-mondiale-dellonu-sul-clima-_2a72f273-50b2-4974-8b50-37ee59b5076e.html

02 mercoledì Dic 2015

z-00632-Vacca_Charolais_dDopo il recente allarme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) sull’effetto cancerogeno del consumo di carni rosse (bovine, suine, ovine e caprine), forniamo dati sulla zootecnia, sui consumi di carne per Paese e area geografica e sui danni ambientali e sociali (fame nel mondo) provocati dall’allevamento.

IMPATTO AMBIENTALE DEL CONSUMO DI CARNE

Acqua necessaria per produrre 1 kg di carne: manzo 15.500 litri; maiale 4.900 litri; pollo 4.000 litri. Il 70% dell’acqua dolce è consumata per zootecnia e agricoltura.

L’allevamento produce il 14,5% del gas serra: un bovino, attraverso le scoregge, libera nell’atmosfera circa 500 litri di gas metano l’anno.

Per produrre un 1 kg di carne servono da 8 a 12 kg di cereali: basterebbero a eliminare i problemi di fame e malnutrizione che affliggono il 20% dell’umanità. Due terzi del raccolto di cereali è destinato alla zootecnia, un terzo alla nutrizione dell’uomo. La quantità di cerali usati solo negli Stati Uniti per l’allevamento sarebbero sufficienti a sfamare 800 milioni di persone. E due terzi dei cereali esportati dagli Usa sono destinati all’alimentazione animale. La zootecnia è la prima causa di disboscamento delle foreste pluviali: 88% in Amazzonia. Da un ettaro si ricavano 25.000 kg di patate o 157 kg di carne. Nel mondo ci sono 4 milioni di ettari coltivati a vegetali (frutta, verdura, cereali) e 23 milioni di ettari coltivati a foraggio per l’allevamento. L’industria alimentare macella ogni anno 65 miliardi di animali.

CONSUMO ANNUO PRO CAPITE DI CARNE PER PAESE

ITALIA:   80 kg

FRANCIA: 89 kg

STATI UNITI: 125 kg

OCSE (Paesi sviluppati): 81 kg

PAESI IN VIA DI SVILUPPO: 17 kg

AFRICA: 12 kg

ASIA MERIDIONALE O ORIENTALE: 40 kg

MEDIO ORIENTE: 20 kg

AMERICA LATINA: 54 kg

MEDIA MONDIALE: 36 kg

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02 mercoledì Dic 2015

Photo Marco Moretti Finland, Lapland: Bed & breakfast signIn crisi è l’industria del turismo non la voglia di viaggiare. Dal low cost siamo passati al no cost, alle più svariate forme di consumo collaborativo che vanno molto oltre la sharing economy perché non prevedono alcuna forma di transazione finanziaria. Un fenomeno nato in Nord America e in Gran Bretagna col nome di free tourism. E ora dilagato anche in Italia con un valore di ‘non spesa’ che ha raggiunto i 65 milioni di euro l’anno, come documenta l’inchiesta della società di tourism management Jfc (www.jfc.it). Si viaggia gratis in cambio della fornitura di un servizio. Una forma di baratto e talvolta di condivisione delle spese, una nuova opportunità offerta e governata da web e app che trova adepti tra gli studenti come tra i pensionati ed è utilizzata tutto l’anno con un boom in primavera e autunno.

TECNICA MUTUATA DALLA SHARING ECONOMY

A fianco di attori consolidati come il couch surfing (la rete mondiale di reciprocità nell’ospitalità gratuita tra viaggiatori), BlaBlaCar e simili (le nuove forme di autostop, con partecipazione alle spese di viaggio, coordinate in rete) e Woofing (vitto e alloggio in cambio di qualche ora di lavoro quotidiano in campi o giardini), proliferano una miriade di soggetti in tutti i settori di ospitalità e trasporti. Un fenomeno nuovo anche in termini psicologici e sociali, perché alla sua radice – oltre a risparmio e avversione al commercio – c’è la fiducia nel prossimo. Si aprono le porte della propria casa o auto a emeriti sconosciuti? Non proprio. Perché è proprio il web a coprire ospiti e ospitanti da rischi vietando l’anonimato. Il free tourism, seguendo la tecnica collaudata dalla sharing economy (da Airbnb a Uber), registra i documenti di tutti gli aderenti: se succede qualcosa si risale subito al responsabile, mentre il sistema di recensione dell’esperienza crea una sorta di rating dell’utente.

I NUOVI SOGGETTI NO COST

Warm showers è una comunità internazionale di scambio, una rete di appoggio gratuito per cicloturisti a cui vengono garantiti doccia, letto, cena e colazione.

Home swapping è scambio di casa (per un tempo definito) tra proprietari o inquilini; è un’attività collaudata da tempo proposta da diversi siti che corrispondono ad altrettante comunità.

Baratto B&B ospitalità in bed & breakfast in cambio di cibo autoprodotto o lavori di pulizia o di piccola manutenzione; è un’iniziativa italiana che raggiunge l’apice nella settimana del baratto.

Bed&learn è una comunità internazionale che propone ospitalità in cambio di insegnamento, ad esempio la pratica di una lingua straniera.

Care&sitter è una comunità internazionale che propone di prendersi cura di una casa – piante, animali, sicurezza – quando i proprietari sono via in cambio di ospitalità.

Jojob è una piattaforma web italiana dedicata al carpooling aziendale, per diffondere e incentivare la condivisione dell’auto.

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05 giovedì Nov 2015

gibboneSiamango_cucciolo_ZoomTorino_Sumatra-7-300x168Nuova nascita al bioparco ZOOM di Torino! Pochi giorni fa è nato un cucciolo di siamango, la specie più grande tra tutti i gibboni ed originaria del Sud-est asiatico.

E’ nato infatti pochi giorni fa un cucciolo di siamango (Symphalangus syndactylus), la specie più grande tra tutti i gibboni, originaria del Sud-est asiatico. Il piccolo, che alla nascita pesa circa 500-600 gr, è il primo nato della coppia di siamanghi arrivati a ZOOM Torino nel 2011 grazie al programma d’interscambio tra bioparchi appartenenti all’EAZA (associazione che riunisce tutte le più prestigiose strutture zoologiche europee). E’ il settimo siamango che quest’anno nasce in un giardino zoologico EAZA* secondo i dati dell’EEP coordinator della specie.

Il cucciolo non ha ancora un nome perché per il momento non è possibile determinarne il sesso, la mamma,  infatti, lo tiene stretto e al riparo da occhi indiscreti!

Il papà, Kiang, è un giovane maschio di 8 anni e arriva dal parco Besancon (Francia), mentre la mamma, Queenia, ha 7 anni ed è arrivata dal parco di Dortmund (Germania).

La coppia, che vive nell’habitat Sumatra, in un’isola interamente a loro dedicata, ha una storia molto particolare ma nello stesso tempo romantica:  Queenia, infatti, all’inizio, essendo molto giovane, aveva un po’ paura di Kiang, un maschio molto esuberante e “insistente”, ma dopo le prime settimane ha ceduto al corteggiamento e da allora sono diventati inseparabili. Questo comportamento è naturale anche in natura, infatti i gibboni formano coppie monogame, ma è particolare vedere una forma così forte di affetto in cui il maschio dedica mille attenzioni alla femmina. Qualche tempo fa, ad esempio, Queenia è stata operata a causa di un banale incidente, ed è dovuta quindi restare separata da Kiang per qualche ora. Per tutto il tempo Kiang era agitato e molto triste, al ritorno di Queenia l’ha abbracciata a lungo e da allora, guai a separarlo da lei!

Ora, a soli due anni dal loro primo incontro, ed avendo entrambi raggiunto la maturità sessuale (intorno ai 6 anni), hanno avuto finalmente, per la gioia di tutti i keeper del bioparco, il loro primo cucciolo.
Ma la gioia è soprattutto loro! E’ emozionante infatti vedere come Queenia dedichi mille attenzioni al piccolo e Kiang la aiuti. Non appena è nato il cucciolo, ha iniziato a vocalizzare per due ore consecutive “per comunicare a tutti che è diventato papà”!

“Siamo davvero molto contenti del lieto evento – afferma Valentina, biologa del parco – soprattutto perché i gibboni partoriscono ogni 2/3 anni, dopo 7-8 mesi di gestazione, dando alla luce un solo piccolo alla volta. Vogliamo quindi goderci il nuovo arrivato al massimo e riservare a lui tutte le attenzioni che merita!”

“La nascita di un cucciolo è sempre un evento molto commovente per tutto lo staff – commenta Daniel Sanchez, Responsabile Dipartimento Zoologico ZOOM Torino – La riproduzione è indice di benessere dell’animale e in questo caso, inoltre, rappresenta un successo perché testimonia come la coppia sia compatta ed in armonia e come, non appena raggiunta la maturità sessuale, abbia subito dato alla luce un cucciolo sano e vivace”.

I siamanghi sono segnalati come “in pericolo” dalla lista rossa della IUCN (International Union for Conservation of Nature). La loro sopravvivenza è legata infatti al mantenimento dell’habitat nel quale vivono e all’eliminazione del problema del bracconaggio.

Zoom Torino
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Fonte: www.guidabimbi.com