Archivio mensile:gennaio 2013

16 mercoledì Gen 2013

Per vivere meglio (e dimagrire un po’), mangiare con consapevolezza. I consigli dello psicologo

abbuffataNon vuole essere il nuovo metodo di contrasto alla dilagante obesità, l'”epidemia del terzo millennio”, e non pretende di essere considerato il “regime alimentare della nuova era”. È, invece, un saggio che dà la ricetta per imparare a mangiare in maniera «consapevole», senza perdere la spensieratezza e il piacere che dovrebbero sempre accompagnare il momento dei pasti, mettendo insieme consigli e accortezze che aiutino a eliminare le vecchie abitudini che, senza che ce ne accorgiamo, ci portano a ingurgitare cibi, magari anche molto calorici, e di cui magari non abbiamo neanche voglia. Con la possibilità, come «effetto collaterale», di perdere anche qualche chilo. È questo, in poche righe, il contenuto del libro «Mangiare inconsapevole. Sai cosa c’è nel tuo piatto» (editricepisani) di Brian Wansink, psicologo dell’alimentazione docente alla Stanford University (Usa) e direttore del Food and Brand Lab alla Cornell University (Usa) che di sé dice: «Non sono un salutista e adoro le patatine fritte!».

Diversi gli argomenti correlati al cibo trattati nel libro: si va dal cercare di capire se la dimensione del piatto può alterare il senso di sazietà, fino ad arrivare a comprendere se i cibi di marca sono davvero i più buoni, passando dal perché la musica o il colore della stanza influenzino l’appetito e qual è la vera ragione per cui la maggior parte delle diete è destinata al fallimento. Il libro mostra come l’inconsapevolezza sia da considerare una delle principali cause delle nostre cattive abitudini alimentari: con esempi e aneddoti divertenti lo psicologo dell’alimentazione ci rivela, infatti, come spesso ignoriamo non solo la quantità e la qualità del cibo che ingeriamo, ma anche il motivo che ci spinge a farlo.
«La quantità di cibo che ognuno di noi assume quotidianamente dipende in gran parte dall’ambiente circostante.Mangiamo troppo non per fame, ma perché influenzati dalla famiglia e dagli amici, dalla grandezza delle confezioni e dei piatti, suggestionati da nomi e numeri, etichette e luci, colori e candele, forme e odori, fuorviati da diversivi e distanze, dispense e contenitori – scrive Wansink -. Questa lista è tanto infinita quanto invisibile. Invisibile? La maggior parte di noi è beatamente inconsapevole dei fattori che incidono su quanto mangiamo. Questo libro è il frutto di decine di studi a cui hanno partecipato migliaia di persone, che, come la maggior parte di noi, credono che il loro modo di alimentarsi sia determinato principalmente da quanto siano affamate, da quanto apprezzino il cibo e dall’umore. Noi tutti pensiamo di essere troppo intelligenti per essere tratti in inganno dalla grandezza delle confezioni o dei piatti, e dal tipo di illuminazione. Siamo disposti a riconoscere che altri possano essere raggirati, ma non noi. Ecco cosa rende questo “mangiare inconsapevole” così pericoloso».

Tra le ultime pagine del libro trova anche spazio una disamina delle differenti tipologie di diete andate molto di moda negli ultimi anni, con tanto di «pro» e di «contro» per ciascuna. Una sorta di «bussola» per orientarsi meglio tra i vari regimi dietetici e capirne le caratteristiche.

di m.c. (27/12/2012 – fonte “Salute 24”)

15 martedì Gen 2013

soprattutto se «diet», aumentano rischio-depressione

bibite_e_depressioneBere troppe bibite dolcificate, soprattutto se nella versione “diet”, può aumentare il rischio di depressione in età adulta. A sostenerlo è Honglei Chen, autore di una ricerca che sarà presentata al convegno annuale dell’American Academy of Neurology di San Diego, in programma per il prossimo marzo. Buone notizie, invece, per gli amanti del caffè: al contrario di quelle con le bollicine, questa bevanda diminuisce la probabilità di avere a che fare con questo disturbo.

Per arrivare a queste conclusioni Chen e colleghi hanno analizzato i dati sul consumo di bibite gassate, tè, punch alla frutta, caffè e altre bevande relativi a 263.925 individui che all’inizio dello studio avevano un’età compresa tra 50 e 71 anni. Circa 10 anni dopo i ricercatori hanno valutato quali partecipanti avessero ricevuto una diagnosi di depressione. E’ stato, così, scoperto che bere più di 4 bibite gassate o punch alla frutta al giorno aumenta la probabilità di sviluppare la depressione, rispettivamente, del 30% e del 38% rispetto al rischio corso da chi non assume queste bevande. In particolare, il rischio è maggiore per chi sceglie le bibite nella loro versione dietetica. Viceversa, prendere 4 caffè al giorno riduce questa probabilità del 10%.

“La nostra ricerca – ha spiegato Chen – suggerisce che eliminare o ridurre le bibite dolcificate diet o sostituirle con caffè non dolcificato potrebbe aiutare a ridurre il rischio di depressione in modo naturale”. Tuttavia, il ricercatore ammette che sono necessarie altre ricerche per confermare questa ipotesi. “Le persone che soffrono di depressione – ha concluso l’esperto – dovrebbero continuare ad assumere i farmaci prescritti dai loro medici”.

di Silvia Soligon (10/01/2013 – fonte “Salute 24”)